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Circolari

225/2017/CS

L’Ufficio Valutazione Impatto del Senato ha pubblicato un dossier, curato in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, relativo al quadro nazionale delle tasse ambientali in Italia e finalizzato a valutare quanto e se la fiscalità ambientale italiana è coerente con il principio “chi inquina paga” e se ci sono margini per una riforma della fiscalità ambientale, all’insegna di una maggior equità e trasparenza.

Il dossier:

  • esamina la coerenza del quadro nazionale di tasse ambientali rispetto al principio “Chi inquina paga”, verificando se i diversi settori di attività economica pagano un livello di tasse ambientali in linea con i loro costi ambientali;
  • analizza i costi esterni ambientali generati da ciascun settore dell’economia nazionale e dalle attività delle famiglie;
  • confronta i costi esterni con l’ammontare complessivo delle imposte ambientali pagate da ogni settore (accise sui prodotti energetici, imposte sui veicoli, tasse sul rumore e altre imposte sull’inquinamento) e con l’ammontare delle agevolazioni fiscali e degli altri sussidi dannosi per l’ambiente percepiti dal settore stesso;
  • formula un’ipotesi complessiva di riforma della fiscalità ambientale.

Dal rapporto emerge che vi è un paradosso delle tasse “ambientali”: l’ambiente non beneficia del suo gettito che, anzi, è spesso vincolato a finalità non ambientali.

Nella sua indagine sul gettito delle imposte ambientali in Italia, l’Istat attesta che solo l’1% circa del gettito delle imposte ambientali è destinata a finanziare spese per la protezione dell’ambiente. Quel che sfugge alla rilevazione è che lo Stato spesso incrementa il livello di alcune tasse “ambientali” (tipicamente le accise sui carburanti) per destinare il maggior gettito al finanziamento di spese non strettamente ambientali come terremoti, missioni internazionali di pace e altre emergenze di finanza pubblica: sono spese che costituiscono costi che lo Stato deve coprire, e per cui lo Stato sceglie, fra varie alternative, di utilizzare un'imposta ritenuta ambientale dallo Stato stesso. Non esistono, al momento, dati ufficiali sull'entità del gettito delle tasse ambientali vincolata a spese non ambientali.

Conclude in dossier sottolineando che se accompagnata dalla parallela riduzione dell’imposizione fiscale sui redditi da lavoro, la riforma della fiscalità ambientale potrebbe avvenire senza incidere sulla pressione fiscale complessiva. Inoltre, essa consentirebbe di finanziare anche un piano di interventi green (infrastrutturali e di sostegno alla green economy) che coniughi gli obiettivi di rilancio dell’economia con l’attuazione dell’Accordo di Parigi sul clima e dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Nel rimandare alla testo del dossier ed al suo focus - allegati alla presente - per ogni opportuno approfondimento, restiamo a disposizione per ogni informazione e aggiornamento.

» 15.12.2017
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