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Circolari

216/2020/CS

ISPRA e SNPA hanno presentato, con un evento online (rivedibile qui) alla presenza del Sottosegretario del MATTM Morassut e del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Franceschini, il Rapporto intitolato “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”. Lo studio, che analizza le trasformazioni del suolo negli anni, in questa edizione si arricchisce di contributi provenienti da 12 Osservatori delle Regioni e Province autonome, anche grazie al progetto Soil4Life.

Il Rapporto evidenzia un’assenza di correlazione tra consumo di suolo e crescita demografica. Nel 2019 infatti i 57 milioni di metri quadrati di nuovi cantieri e costruzioni si registrano in un Paese che vede un calo di oltre 120mila abitanti nello stesso periodo. Nel 2019 risulta ormai sigillato il 10% delle aree a pericolosità idraulica media e quasi il 7% di quelle classificate a pericolosità elevata. La Liguria è la regione con il valore più alto di suolo impermeabilizzato in aree a pericolosità idraulica (quasi il 30%). Il cemento ricopre anche il 4% delle zone a rischio frana, il 7% di quelle a pericolosità sismica alta e oltre il 4% di quelle a pericolosità molto alta.

Il Veneto, con +785 ettari, è la Regione che nel 2019 ha consumato più suolo, seguito da Lombardia (+642 ettari), Puglia (+625), Sicilia (+611) ed Emilia-Romagna (+404). A livello comunale, Roma, con un incremento di suolo artificiale di 108 ettari, si conferma il comune italiano con la maggiore quantità di territorio trasformato in un anno (arrivando a 500 ettari dal 2012 ad oggi), seguito da Uta (Cagliari; +58 ettari in un anno) e Catania (+48 ettari). Molto meglio invece a Milano, Firenze e Napoli, con un consumo inferiore all’ettaro negli ultimi 12 mesi (+125 ettari negli ultimi 7 anni a Milano, +16 a Firenze e +24 a Napoli nello stesso periodo). Torino, dopo la decrescita del 2018, non riesce a confermare il trend positivo e riprende a costruire, perdendo 5 ettari di suolo naturale.

Nel 2019 sono 61,5 gli ettari di suolo di aree protette compromesso, valore dimezzato rispetto all’anno precedente, dei quali 14,7 concentrati nel Lazio e 10,3 in Abruzzo. Lungo le coste, già cementificate per quasi un quarto della loro superficie, il consumo di suolo cresce con un’intensità 2-3 volte maggiore rispetto a quello che avviene nel resto delle aree protette.

Il Rapporto inoltre stima, insieme al CREA, che tra il 2012 e il 2019 la perdita, dovuta al consumo di suolo, in termini di produzione agricola complessiva raggiunge i 3.700.000 quintali. Il danno economico valutato è di quasi 7 miliardi di euro, che salirebbe a 7 miliardi e 800 milioni se tutte le aree agricole fossero coltivate ad agricoltura biologica.

Infine il Rapporto evidenzia che su quasi un terzo del Paese aumenta, dal 2012 ad oggi, anche il degrado del territorio dovuto ad altri cambiamenti di uso del suolo, alla perdita di produttività e di carbonio organico, all’erosione, alla frammentazione e al deterioramento degli habitat, con la conseguente perdita di servizi ecosistemici.

Si rimanda al rapporto ISPRA, consultabile qui, per maggiori informazioni.

» 23.07.2020

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