AssoAmbiente

Circolari

220/2020/CS

Lo scorso 29 luglio si è tenuta, in videoconferenza, la presentazione del “Rapporto Gestione RAEE 2019: Dichiarazione impianti”, predisposto dal CdC RAEE. Dal Rapporto emerge che nel 2019 in Italia sono state trattate 463.953 t di RAEE, più del 10% in più rispetto al 2018, che fa registrare un incremento in linea con l’anno precedente.

L’evento (che è possibile rivedere qui) dopo i saluti del Presidente del CdC RAEE Bruno Rebolini, è stato aperto da una presentazione dei dati contenuti nel rapporto svolta dal Direttore Generale del CdC RAEE Fabrizio Longoni, a cui ha fatto seguito una tavola rotonda che ha visto la partecipazione del capo unità della DG Ambiente della Commissione europea Mattia Pellegrini, del Presidente ASSORAEE Giuseppe Piardi, del Direttore Generale AIRES Davide Rossi e del Presidente Applia Italia Manuela Soffientini.

Il Presidente ASSORAEE Piardi ha sottolineato come da circa due anni tutte le frazioni negative ottenute dai RAEE abbiano subito un’impennata dei costi di gestione, anche a seguito della carenza di impianti di smaltimento finale, riducendo sempre più i margini per gli impianti di trattamento. Ciò è aggravato dalla problematica relativa al recupero delle materie plastiche ottenute dai RAEE che soffrono dell’assenza di un mercato stabile (che invece esiste per i metalli) e di strumenti incentivanti, come ad esempio un obbligo normativo per il contenuto minimo di materiale riciclato in determinati prodotti. Ha poi evidenziato come la massima parte degli introiti degli impianti derivino dalla loro capacità di recupero, che ha spinto a investimenti sempre più consistenti per incrementare i quantitativi recuperabili. A suo giudizio però è fondamentale aumentare le risorse per garantire la tenuta del sistema, possibilmente attraverso l’incremento dell’ecocontributo che ad oggi non è equamente distribuito tra chi effettua la raccolta e chi il trattamento. Infine ha evidenziato che parte dei problemi che il sistema sta incontrando per raggiungere gli obiettivi di raccolta imposti dalla norma siano dovuti alle non univoche modalità di rendicontazione, adottate dai differenti soggetti coinvolti.

Il capo unità della DG Ambiente della CE, Mattia Pellegrini, nel suo intervento ha rimarcato la lontananza dell’Italia dal target di raccolta, sottolinendo che il mancato rispetto degli obiettivi vincolanti potrebbe portare la Commissione all’apertura di procedure d’infrazione. L’Europa però potrebbe fornire gli strumenti per superare tale ritardo. Con il nuovo Piano d’azione per l’economia circolare il paradigma si è spostato sulla produzione dei beni e, per creare mercati stabili dei materiali riciclati nel prossimo futuro, l’obbligo di un contenuto minimo di materiale riciclato verrà esteso a più prodotti e il GPP diventerà obbligatorio. Con il Recovery Plan e il fondo Next Generation EU, invece, l’Italia diventa per la prima volta beneficiario netto e riceverà molti più soldi di quanti non ne immetta nel sistema europeo. Inoltre che, come parte integrante del Recovery Plan, gli investimenti ambientali insieme a quelli digitali vengono considerati come investimenti prioritari da contemplare nei piani nazionali che dovranno essere presentati da parte degli Stati membri.

Dal Rapporto Gestione RAEE 2019, che sintetizza i risultati delle dichiarazioni annuali fatte dagli impianti di trattamento iscritti all’elenco obbligatorio gestito dal Centro di Coordinamento RAEE, emerge come lo scorso anno in Italia siano state trattate 463.953 t di RAEE, il +10,11% rispetto al 2018. Nel dettaglio, il 76,27% (pari a 353.840 t) è riconducibile ai RAEE domestici, mentre il 23,73% (pari a 110.113 t) si riferisce ai RAEE professionali. La composizione dei rifiuti tecnologici domestici evidenzia il consolidarsi della predominanza delle apparecchiature appartenenti al raggruppamento grandi bianchi (R2), la cui incidenza cresce dell’11,75% rispetto al 2018 (arrivando a 115.109 t), di quelle del freddo e clima (R1) che registra un incremento del 12,2% (97.702 t) e di quelle dell’elettronica di consumo (R4) con una crescita del 16,49% (72.757 t)

Nel 2019 gli impianti di gestione dei RAEE che hanno effettuato la dichiarazione annuale al CdC sono stati 976, 14 in più rispetto al 2018. Il conteggio comprende sia gli impianti dediti al trattamento per il recupero delle materie prime sia quelli che svolgono semplice attività di stoccaggio dei rifiuti in attesa dell’invio a un impianto di trattamento. In termini di ripartizione territoriale, la presenza più consistente rimane concentrata nel Nord Italia dove sono attive 691 strutture, nel Centro Italia sono 138 e nell’area Sud e Isole 147. Sul totale degli impianti dichiaranti e attivi a livello nazionale, 51 risultano “accreditati” ai sensi dell’Accordo sul trattamento, siglato dal CdC RAEE con le associazioni rappresentanti le aziende di trattamento, tra cui ASSORAEE.

Dal 2019 il target di raccolta UE - inteso come rapporto tra i RAEE raccolti nell’anno di riferimento e la media delle AEE immesse sul mercato nel triennio precedente - è passato dal 45 al 65%. In Italia il tasso di ritorno, conseguito nel 2019, è stato del 39,53%. Nonostante il dato sia ricavato sulla base dei dati disponibili per il CdC RAEE al 30 giugno 2020, il risultato è in calo rispetto al tasso di ritorno registrato nel 2018 e pari al 42,84% (e anche rispetto al 2017 quando era del 40,87%).

Il dato peggiorativo si spiega in forza del fatto che i quantitativi di RAEE trattati dagli impianti sono cresciuti in maniera inferiore all’immesso di AEE del triennio 2016-2018, la cui media si attesta a 1.173.756 t (+19% rispetto al triennio precedente). Questo incremento significativo dei volumi di AEE immesse sul mercato va letto alla luce dell’entrata in vigore, nell’agosto 2018, dell’Open Scope che ha ampliato in maniera significativa le categorie delle AEE soggette alla normativa europea sui RAEE. A tale proposito il CdC, nel corso dell’evento, ha sottolineato come la mancata pubblicazione del decreto attuativo sui nuovi raggruppamenti RAEE, indispensabile per indirizzare la raccolta corretta dei rifiuti tecnologici e conseguentemente del loro calcolo ai fini del tasso di ritorno, costituisce un ostacolo alla comunicazione su come debbano essere raccolti i nuovi RAEE derivanti dalle apparecchiature a cui si è esteso l’obbligo di gestione del fine vita a carico dei produttori. A questo poi si aggiunge il perdurare del traffico illecito dei rifiuti tecnologici, generato da una loro non corretta tracciatura, che sfuggono pertanto al sistema di gestione regolato dalla normativa con esiti negativi in fatto di inquinamento ambientale, di danno economico per le aziende e per il sistema Paese, acuito ulteriormente dal concreto rischio di sanzioni per l’infrazione dei target previsti dalla Comunità Europea.

Rimandiamo al rapporto (disponibile qui, sul sito raeeitalia.it del CdC)) e alla registrazione dell’evento per maggiori informazioni.

» 31.07.2020

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