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317/2021/NA

Lo scorso 21 dicembre ISPRA ha presentato il Rapporto Rifiuti Urbani edizione 2021, frutto dell’attività di raccolta, analisi ed elaborazione dati da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’ISPRA, in attuazione di quanto disposto all’art. 189 del D.Lgs. n. 152/2006.

L’Edizione 2021 del Rapporto Rifiuti Urbani, giunto alla 23ma, fornisce i dati aggiornati all’anno 2020 sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale. Riporta, inoltre, le informazioni sul monitoraggio dell’ISPRA sui costi dei servizi di igiene urbana e sull’applicazione del sistema tariffario. Infine, presenta una ricognizione dello stato di attuazione della pianificazione territoriale aggiornata all’anno 2021.

Rispetto a quanto riportato nel Rapporto, i dati sui rifiuti urbani relativi al 2020 risultano fortemente influenzati dall’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha segnato il contesto socio-economico nazionale. Le misure di restrizione adottate e le chiusure di diversi esercizi commerciali hanno influito sui consumi nazionali, determinando un calo della produzione dei rifiuti superiore a un milione di tonnellate che è comunque inferiore a quello del PIL (-8,9%) e della spesa delle famiglie (-11,7%). In particolare la produzione nazionale dei rifiuti urbani si attesta a 28,9 milioni di tonnellate (-3,6% rispetto al 2019); la diminuzione si registra in tutte le macro aree geografiche: nel Centro Italia il calo percentuale più consistente (-5,4%), seguono le regioni settentrionali (-3,4%) e quelle meridionali (-2,6%).

Cresce dell’1,8%, rispetto al 2019, la percentuale di raccolta differenziata che si attesta al 63% della produzione nazionale. Quasi il 65% dei Comuni ha superato il 65% di raccolta differenziata. Le frazioni maggiormente raccolta in modo differenziato sono l’organico, carta e cartone, vetro e plastica. Nonostante l’emergenza sanitaria da Covid-19 abbia influito significativamente sui consumi nazionali e di conseguenza sulla produzione dei rifiuti, il sistema di gestione delle raccolte differenziate ha, comunque, garantito l’intercettazione dei flussi di rifiuti presso tutte le tipologie di utenze e proprio le regioni maggiormente colpite dall’emergenza, dove sono state disposte specifiche ordinanze per il conferimento dei rifiuti nell’indifferenziato, hanno saputo adottare misure efficienti di gestione assicurando il ritiro di tutti i rifiuti.

Nel 2020, il recupero di materia rappresenta l’operazione prevalente con il 51% dei rifiuti gestito; il riciclaggio totale, comprensivo delle frazioni in uscita dagli impianti di trattamento meccanico e meccanico biologico, si è attestato al 54,4% (a fronte del target UE del 50%).

Gli impianti di gestione dei rifiuti urbani, operativi nel 2020, sono 673: 359 al Nord, 120 al Centro e 194 al Sud. Sono dedicati al trattamento della frazione organica della raccolta differenziata 359 impianti, 132 sono impianti per il trattamento meccanico o meccanico biologico dei rifiuti, 131 sono impianti di discarica cui si aggiungono 37 impianti di incenerimento e 14 impianti industriali che effettuano il coincenerimento dei rifiuti urbani. Va rilevato che l’aumento della raccolta differenziata ha determinato negli anni una crescente richiesta di nuovi impianti di trattamento, soprattutto per la frazione organica, ma non tutte le regioni dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti.

Il rapporto evidenzia che il 2020 è stato caratterizzato da un progresso del settore del trattamento della frazione organica da raccolta differenziata. La quantità totale recuperata (8,1 milioni di tonnellate), nel confronto con il 2019 mostra un incremento di 177 mila tonnellate (+2,2%). La quota dei rifiuti organici, in particolare, cresce di 205 mila tonnellate, pari al 3,2%. Tale andamento interessa tutte le aree del Paese, con una maggiore rilevanza nelle regioni centrali dove i rifiuti organici gestiti mostrano un incremento del 16,5%. Più contenuta ma, comunque, costante, la crescita nelle regioni del Nord e del Meridione, con incrementi pari, rispettivamente, all’1,6% e all’1,8%.

In relazione allo smaltimento in discarica il Rapporto evidenzia che il 20% dei rifiuti urbani è ancora smaltito con tale modalità, pari a 5,8 milioni di tonnellate, ma con una significativa riduzione del 7,4% rispetto al 2019. Nell’ultimo decennio il ricorso alla discarica si è ridotto del 56%, passando da 13,2 milioni di tonnellate a 5,8 milioni di tonnellate. Il numero degli impianti operativi è rimasto stabile rispetto alla precedente rilevazione (131 impianti).

Il 18% dei rifiuti urbani prodotti è invece incenerito (oltre 5,3 milioni di tonnellate); il dato è in diminuzione del 3,6% rispetto al 2019. Su 37 impianti operativi, 26 si trovano al Nord, in particolare in Lombardia e in Emilia Romagna.

Per quanto riguarda i rifiuti di imballaggio, il recupero complessivo rappresenta l’83,7% dell’immesso al consumo, (+ 3% rispetto al 2019). Tutte le relative frazioni merceologiche presentano un incremento della percentuale, ad eccezione di acciaio e alluminio. Risultano raggiunti tutti gli obiettivi UE di riciclo fissati al 2025, ad eccezione delle plastiche.

Con riferimento ai dati di export e import il Rapporto rileva che nel 2020 sono state esportate 581 mila tonnellate di rifiuti urbani (il 2% dei rifiuti urbani totali prodotti) e ne sono state importate 237 mila. L’Austria, la Spagna e il Portogallo si confermano i Paesi cui sono destinati i maggiori quantitativi di rifiuti urbani. Le due regioni che maggiormente esportano sono la Campania e il Lazio. I rifiuti prevalentemente inviati fuori dai confini nazionali sono quelli prodotti dal trattamento meccanico (31,5% del totale esportato), seguiti dal combustibile solido secondario (20%). Gli impianti localizzati sul territorio nazionale importano vetro (28,3%), plastica (23,3%), metallo (15,4%), abbigliamento (15%) e, in minor misura, carta e cartone e legno che costituiscono rispettivamente il 7,8% e il 5% del totale importato.

Il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è pari a 185,6 euro/abitante (nel 2019 era 176,7 euro/abitante) in aumento di 8,8 euro ad abitante. Al Centro i costi più elevati 221,8 euro/abitante, segue il Sud con 195,7 euro/abitante. Al Nord il costo è pari a 165,6 euro/abitante.

Il testo integrale del Rapporto, il Comunicato stampa e il webinar di presentazione del Rapporto sono disponibili sul sito internet di ISPRA (clicca qui).

» 22.12.2021

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