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Circolari

200/2020/CS

Fondazione Symbola e di Unioncamere hanno presentato l’undicesima edizione del rapporto GreenItaly 2020 che misura e pesa la forza della Green economy nazionale.

Dal rapporto emerge che sono oltre 432 mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi (il 31,2% dell’intera imprenditoria extra-agricola) che hanno investito, negli ultimi 5 anni (2015-2019), in prodotti e tecnologie green. Tale valore risulta in crescita rispetto al quinquennio precedente, quando erano state 345 mila (il 24% del totale). Nel manifatturiero sono più di una su tre (35,8%). Il 2019 ha fatto registrare un picco con quasi 300 mila aziende hanno investito sulla sostenibilità e l’efficienza (il dato più alto registrato da quando Symbola e Unioncamere hanno iniziato a misurare gli investimenti per la sostenibilità). La parte più consistente di questi investimenti viene assorbita dall’efficienza energetica e dalle fonti rinnovabili, insieme al taglio dei consumi di acqua e rifiuti, a cui fanno seguito la riduzione delle sostanze inquinanti e l’aumento dell’utilizzo delle materie seconde.

Tutto ciò prima della pandemia, a cui hanno reagito meglio proprio le imprese più votate al green. Infatti secondo un’indagine svolta da Symbola e Unioncamere nel mese di ottobre 2020 (su 1.000 imprese manifatturiere tra i 5 e i 499 addetti) chi è green è più resiliente.

Tra le imprese che hanno effettuato investimenti per la sostenibilità il 16% è riuscito ad aumentare il proprio fatturato, contro il 9% delle imprese non green. Le imprese manifatturiere green il cui fatturato nel 2020 è sceso di oltre il 15% sono state l’8,2%, mentre quasi il doppio (14,5%) le imprese non eco-investitrici. Il vantaggio competitivo delle imprese eco-investitrici si conferma in un periodo così complesso anche in termini occupazionali (assume il 9% delle green contro 7% delle altre) e di export (aumenta per il 16% contro il 12%). Questo anche perché le aziende eco-investitrici innovano di più (73% contro 46%), investono maggiormente in R&S (33% contro 12%) e utilizzano o hanno in programma di utilizzare in misura maggiore tecnologie 4.0.

Inoltre, nonostante l’incertezza del quadro futuro, le imprese dimostrano di credere nella sostenibilità ambientale e quasi un quarto del totale (24%) conferma eco-investimenti per il periodo 2021-2023. Dal rapporto emerge chiaramente anche che green e digitale insieme rafforzano la capacità competitiva delle nostre aziende. Le imprese eco-investitrici orientate al 4.0 nel 2020 hanno visto un incremento di fatturato nel 20% dei casi, quota più elevata del citato 16% del totale delle imprese green e più che doppia rispetto al 9% delle imprese non green.

Il lavoro e l’impegno delle imprese che nonostante la crisi hanno investito per diventare sempre più competitive e resilienti ha spinto il Paese verso le frontiere avanzate della sostenibilità consentendo all’Italia di diventare leader europeo nell’economia circolare e nell’efficienza dell’uso delle risorse. L’Italia infatti, secondo dati Eurostat, è in assoluto il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti, pari al 79%, il doppio rispetto alla media europea (solo il 39%) e ben superiore rispetto a tutti gli altri grandi Paesi europei (la Francia è al 56%, il Regno Unito al 50%, la Germania al 43%). Inoltre la sostituzione di materia seconda nell’economia italiana comporta un risparmio potenziale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate di CO2; valori equivalenti al 14,6% della domanda interna di energia e al 14,8% delle emissioni climalteranti (2018). Per ogni chilogrammo di risorsa consumata, l’Italia genera – a parità di potere d’acquisto (PPS) – 3,6 € di PIL, contro una media europea di 2,3 € e valori di 2,5 della Germania o di 2,9 della Francia (mentre la produttività è più elevata nel Regno Unito, 3,9 €/kg, per ragioni anche connesse alla struttura economica meno industriale). L’Italia produce anche meno rifiuti, pari a 42,3 tonnellate per ogni milione di euro, contro il 58,9 della media dei grandi Paesi UE e i 59,5 della Germania.

Il rapporto evidenzia poi come nel 2018 il numero dei green jobs in Italia abbia superato la soglia dei 3 milioni di addetti, pari al 13,4% del totale dell’occupazione complessiva (nel 2017 era il 13,0%). L’occupazione green nel 2018 è cresciuta rispetto al 2017 di oltre 100 mila unità, con un incremento del 3,4% rispetto al +0,5% delle altre figure professionali. La spinta del sistema manifatturiero verso la sostenibilità ambientale è impressa maggiormente dai giovani imprenditori, infatti tra le imprese guidate da under 35, il 47% ha fatto eco-investimenti, contro il 23% degli over 35. Infine si registra come il 56% delle imprese green siano imprese coesive (che investono nel benessere economico e sociale dei propri lavoratori e della comunità di appartenenza) contro il 48% delle imprese che non fanno investimenti green.

Per maggiori informazioni si rimanda al Rapporto e ai suoi dati di sintesi (scaricabili qui).

» 04.11.2020

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