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2023/015/SAEC-EUR/PE

Lo scorso 17 gennaio la Corte dei Conti europea (CCE) ha pubblicato una analisi sui rifiuti pericolosi in UE evidenziando che nonostante le misure adottate per ridurli, la quantità di rifiuti pericolosi prodotti a livello europeo dal 2004 ad oggi è costantemente aumentata e per affrontare il problema sollecita l’UE a “migliorarne la classificazione, assicurarne la tracciabilità, aumentarne il riciclo e contrastarne il traffico illecito, che continua a rappresentare un’attività lucrativa”.

L’analisi (attualmente disponibile solo in inglese qui) evidenzia che:

  • l’azione dell’UE ad oggi è stata incentrata sul principio “chi inquina paga”, intervenendo non solo sulla produzione e progettazione dei prodotti da parte degli operatori economici ma anche informando i consumatori;
  • la prevenzione ed il trattamento dei rifiuti pericolosi sono tuttora difficoltosi, mapresentano anche importanti opportunità (migliorare le tecnologie e lacapacità di riciclo consentirebbe, ad esempio, di recuperare le materie prime critiche dalle apparecchiature elettroniche e da altri rifiuti, sostenendo l’autonomia strategica dell’UE);
  • sebbene i metodi da preferire nella gestione dei rifiuti pericolosi siano il riciclo e il recupero di energia, ancora oggi oltre il 50 % del totale dei rifiuti pericolosi dell’UE viene avviato a smaltimento;
  • l’onere amministrativo e i maggiori costi per gli operatori economici rendono concreto il rischio di traffico illecito (citato caso veicoli fine vita e Terra dei fuochi in Italia) - secondo CCE i ricavi per il solo traffico illecito annuali si attestano tra 1,5 e 1,8 miliardi di euro, i casi individuati, le indagini e le azioni penali sono rari, e le sanzioni sono modeste.

La Corte sottolinea che classificare e tracciare adeguatamente i rifiuti pericolosi “aiuterebbe a prevenire trattamenti impropri e scorciatoie illecite, pur rilevando che i rifiuti pericolosi vengono classificati in modi differenti negli Stati membri”. Secondo la Corte, inoltre, laCommissione europea potrebbe intensificare i propri sforzi per armonizzare la normativa UE applicabile: allineare i registri elettronici nazionali dei rifiuti pericolosi al registro europeo previsto per la spedizione dei rifiutiaiuterebbe a tracciarli con maggiore efficacia durante tutto il loro ciclo di vita. Il ricorso alla digitalizzazione per meglio tracciare i rifiuti pericolosi e contrastare le false dichiarazioni, oltre a un sistema di sanzioni più dissuasivo, potrebbe secondo CCE limitare le possibilità di praticare il traffico illecito. Anche un divietosu tutte le spedizioni di rifiuti da smaltire, proposto dalla Commissione nel 2021, potrebbe contribuire acontenere tale tipo di traffico.

Nel rimandare all’analisi della CCE per ulteriori dettagli, si allega alla presente il Comunicato stampa di FEAD in materia. 

Per quanti interessati segnaliamo precedenti pubblicazioni della CCE in merito a:

  • Il principio “chi inquina paga” del 2021, disponibile qui (in italiano),
  • I rifiuti elettrici ed elettronici del 2021, disponibile qui (in italiano),
  • I rifiuti di plastica del 2020, disponibile qui (in italiano).
» 17.01.2023
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