AssoAmbiente

Circolari

2025/274/SAEC-COM/PE

Pubblicato sul sito di ISPRA il Rapporto sui rifiuti speciali che nel 2023 registrano una crescita della produzione pari all’1,9% rispetto al 2022 (mentre PIL e consumi crescono dello 0,7% e dello 0,5%): 164,5 milioni di tonnellate (3 milioni in più del 2022) ascrivibili a tutti i settori, soprattutto ai rifiuti da costruzione e demolizione che passa da 79,2 a 81,4 milioni di tonnellate (51% del totale), dato che va ricordato, continua ad essere “stimato”, ma anche ai rifiuti pericolosi (da 10,0 a 10,2 milioni di tonnellate). 

ISPRA evidenzia il gap rispetto agli obiettivi di prevenzione e riduzione previsti al 2020: nel 2023 l’intensità della produzione di rifiuti sul PIL produce un dato di 80 tonnellate di rifiuti per ogni milione di euro di PIL nazionale (era 79,4 nel 2022, ma era 84,8 nel 2021). La stessa dinamica è riscontrabile per i soli rifiuti pericolosi. Leggermente in riduzione l’intensità della produzione di rifiuti da C&D rispetto al valore della produzione del settore (812 tonnellate per milione di euro nel 2023, contro 845 del 2022 e addirittura contro i 982 del 2020). 

L’Italia si conferma terra di “recupero” di rifiuti speciali, con una percentuale pari all’84,5% di materiali avviati a recupero (impianti autorizzati in R) e il 15,5% avviato a smaltimento (impianti autorizzati in D). 

Il solo recupero di materia vale il 73,1 % del totale dei rifiuti gestiti (130,7 milioni di tonnellate), con un aumento di 3,2 milioni di tonnellate (+2,5%). L’avvio a recupero energetico vale 3 milioni di tonnellate (1,9 a coincenerimento e 1,1 a incenerimento) per un totale dell’1,6%. Un dato stabile rispetto al 2022. 

A discarica finiscono 7,9 milioni di tonnellate (4,4%), valore in riduzione rispetto al 2022 per circa 1 milione di tonnellate. Le “altre operazioni di smaltimento” valgono 17,7 milioni di tonnellate (9,9%), mentre gli stoccaggi (deposito preliminare e messa in riserva) valgono 19,7 milioni di tonnellate (11% del totale). Una forma di gestione in leggero aumento (+1,5%).

In aumento l’export di rifiuti che passa da 4,8 milioni di tonnellate a 5,5, con un aumento che riguarda sia i rifiuti non pericolosi che i rifiuti pericolosi. Un flusso composto in buona parte da “rifiuti da rifiuti” (codice EER 190000), che compongono il 75% dei rifiuti non pericolosi esportati. Un terzo di questi rifiuti viene destinato a recupero energetico all’estero, circa 1,2 milioni di tonnellate, cui aggiungere circa 300.000 tonnellate di rifiuti pericolosi ad incenerimento, per un totale di 1,5 milioni di tonnellate, valore che approssima il deficit impiantistico di incenerimento di rifiuti speciali in Italia. Consistente anche l’export di rifiuti speciali non pericolosi destinati al recupero di materia, pari a circa 2,3 milioni di tonnellate. Esportiamo pochissimo verso impianti di discarica come rifiuti non pericolosi, ma continuiamo ad esportare a discarica rifiuti pericolosi, circa 500,000 tonnellate, anche questo valore approssima il deficit di discarica per pericolosi presente ancora in Italia. Le importazioni sono invece in riduzione: 6,8 milioni di tonnellate, quasi tutti materiali metallici. 

In sintesi, i rifiuti speciali totali tornano ad aumentare, nonostante la stagnazione della produzione industriale e dei rifiuti da attività manifatturiera conseguente. Continuiamo ad essere un Paese di intermediazione, con il flusso di rifiuti da rifiuti che continua ad aumentare. Migliora ancora il tasso di riciclo, si riduce il conferimento in discarica, stabile il recupero energetico, ma aumenta l’export. Sulla base dei dati ISPRA relativi alle esportazioni, emerge che mancano in Italia impianti di recupero energetico per 1,5 milioni di tonnellate e discariche per rifiuti pericolosi per 500.000 tonnellate. Importiamo materiali per attività di riciclo ed esportiamo rifiuti che vengono conferiti in impianti di incenerimento e discarica. 

Per ulteriori dettagli si rimanda alla pubblicazione del Rapporto, disponibile qui.

» 22.07.2025

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