AssoAmbiente

Circolari

162/2014/NE

Vi informiamo che martedì 25 novembre scorso, a Roma, è stato presentato il Rapporto nazionale sul riutilizzo 2014 (allegato), a cura del Centro di ricerca economica e sociale “Occhio del Riciclone”. Il Rapporto offre un resoconto delle novità normative legate all’intercettazione dei rifiuti riutilizzabili e agli obiettivi di preparazione al riutilizzo e, attraverso interventi selezionati, riporta lo stato dell’arte del rapporto tra settore del riutilizzo e istituzioni, del dibattito sui centri di riuso, sulle competenze necessarie a svilupparli, sui meccanismi di costruzione delle filiere del riutilizzo, e focus su segmenti specifici come i RAEE, i mercati delle pulci e gli indumenti.

Alla presentazione del Rapporto è intervenuto, in rappresentanza del Ministero dell’Ambiente, il Dott. Salvatore Corroppolo, che dopo aver inquadrato dal punto di vista normativo la preparazione per il riutilizzo ed il riutilizzo ha dichiarato che il decreto previsto dall’art. 180-bis del TUA (relativo alla costituzione dei centri e reti accreditate di riparazione/riutilizzo, nonché di un catalogo esemplificativo di prodotti e rifiuti da destinare a tali centri) è in fase avanzata di definizione.

I rappresentanti dell’Occhio del Riciclone, nel presentare il Rapporto, si sono soffermati sugli aspetti critici connessi alla definizione di tale decreto:

  1. La responsabilità estesa del produttore è uno strumento importante, ma bisogna evitare distorsioni sul mercato europeo. Il livello europeo assume importanza anche perché le norme sulla prevenzione non sono state completamente attuate in tutti i Paesi (da questo punto di vista anche l’Italia risulta carente).
  2. La normativa sui centri e reti accreditate va allineata con altre norme di settore, v. ad esempio i RAEE.

Una recente ricerca della Doxa stima in circa 19 miliardi di Euro il valore del mercato dell’usato in Italia, con circa 50.000 operatori e 80.000 persone a vario titolo coinvolte. Si tratta di cifre approssimative in quanto vi è una forte componente rappresentata dal mercato informale (scambi tra privati). La Rete nazionale degli operatori dell’usato (ONU) nasce dalla necessità degli operatori dell’usato, hobbisti e professionisti, di avere regole uniche, certe e adeguate per ognuno dei profili del vasto mondo dell’usato, e in particolare chiede:

  • l’istituzione della figura dell’operatore dell’usato;
  • la codificazione specifica dell’attività;
  • il superamento dell’informalità;
  • la regolamentazione del settore;
  • il riconoscimento del carattere di pubblico interesse.

Alla presentazione del Rapporto sono inoltre state illustrate alcune esperienze significative compiute nel settore, in particolare:

  • Heraha presentato l’iniziativa “Cambia il finale” realizzata con la collaborazione di 15 ONLUS aderenti, che hanno intercettato da marzo a ottobre 2014 circa 2.700 beni, il 70% dei quali è stato riutilizzato ed ha consentito a tali enti di autofinanziare le proprie iniziative di volontariato. Il problema principale, secondo Tiziano Mazzoni, Direttore servizi ambientali Hera SpA, è come semplificare le norme in modo da costituire aree di intercettazione dei beni prima che questi diventino rifiuti, anche al fine di commercializzarli.
  • Adriatic Green Power, operante ad Ancona, ha ricevuto nel 2012 un’autorizzazione provinciale alla preparazione per il riutilizzo nell’ambito dell’attività di trattamento dei RAEE (R4), attraverso la quale, a seguito di test tecnici sul funzionamento e la sicurezza delle apparecchiature, recupera sia apparecchi interi che componentistica, che in via sperimentale viene commercializzata sul canale on-line Ricambifacili.com. Nell’ambito di Comuni Ricicloni ha aderito al progetto “Second Life”, che ha coinvolto 103 amministrazioni comunali ed ha avuto un grande riscontro nelle scuole.
  • Humana People to People Italiagestisce, oltre alla raccolta e allo smistamento di abiti usati, direttamente controllato da HUMANA in Italia o in altri paesi Europei, anche i prodotti selezionati che sono per la maggior parte venduti nei negozi di HUMANA in Europa o donati alle associazioni consorelle in Africa. Di quanto raccolto, circa il 70% è avviato a riutilizzo e 30% a recupero, mentre nulla viene smaltito in discarica. La filiera risulta economicamente sostenibile consentendo di quadruplicare il valore economico a fini sociali (sono stati destinati più di 1 milione di Euro a progetti nel Sud del mondo). HUMANA gestisce 4.788 contenitori in collaborazione con 946 comuni. La raccolta degli abiti usati nel 2013 è stata di 15.450 tonnellate.
  • CNCA, cooperativa sociale che si occupa della raccolta degli abiti a Roma, gestisce circa 1.700 contenitori per 4.000 ton/anno, consentendo l’inserimento lavorativo di situazioni svantaggiate. Le maggiori difficoltà si riscontrano nella mancanza di progettazione e collaborazione tra le amministrazioni dovuta anche al vuoto normativo e alla carenza di una dimensione industriale di queste attività.
  • Il “caso Marche”ha visto la costruzione di 23 “centri del riuso” pubblici, gestiti dai Comuni; si prevede l’apertura ad altri attori, come le cooperative sociali, e l’aumento dei quantitativi raccolti.

Sono infine, tra gli altri, intervenute Cristina Avenali, Consigliere regionale del Lazio, e Estella Marino, Assessore all’ambiente del Comune di Roma, che hanno entrambe focalizzato l’importanza di superare le ambiguità normative e puntare sui centri del riuso, anche attraverso apposite linee di finanziamento.

Cordiali saluti

» 28.11.2014
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