Sulla G.U. del 22 febbraio u.s. è stato pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 dicembre 2016 recante “Adozione delle note metodologiche relative alla proceduradi calcolo per la determinazione dei fabbisogni standard ed ilfabbisogno standard per ciascun comune delle regioni a statutoordinario relativi alle funzioni di istruzione pubblica, alle funzioniriguardanti la gestione del territorio e dell’ambiente – serviziosmaltimento rifiuti, alle funzioni nel settore sociale – servizidi asili nido, alle funzioni generali di amministrazione e controllo,alle funzioni di polizia locale, alle funzioni di viabilità e territorio,alle funzioni nel campo dei trasporti (trasporto pubblicolocale) ed alle funzioni nel settore sociale al netto dei servizi diasili nido”.
Il documento, dopo aver illustrato l’impianto generale della nuova metodologia si compone di tre parti riferite ognuna ad uno speci?co modello di calcolo suddivisepoi, a loro volta, in capitoli, uno per ciascun servizio/funzione fondamentale. Nel capitolo 2, relativo al servizio di smaltimento rifiuti- ovvero al complesso delle attivitàdirettamente oindirettamente connesse alla raccolta, alla trasformazione, all’allontanamento, al recupero e allosmaltimentodei RU, nonchéalla gestione dei ri?uti speciali assimilati agli urbani e, unitamente a questi,avviati allo smaltimento- la stima del fabbisogno standard èstata effettuata attraverso un modello di funzione di costo che vedecome principale indicatore di output (M) le tonnellate di RUtotali prodotti. Invece, la variabile che identi?ca il gruppo client corrisponde alla popolazione residente al 31 dicembre 2013.
Dall’analisi dei dati raccolti risulta che “il 97, 79% dei comuni rispondentieroga il servizio smaltimento ri?uti; il 2,21% dei comuni in cui si rileva un’assenza del servizio è ilrisultato di errori di compilazione essendo questo servizio presente, di fatto, in tutti i comuni italiani. Inoltre,dall’analisi dei dati emerge che il 69% dei comuni eroga il servizio in gestione diretta e il rimanente 31%attraverso varie forme di gestione associata (consorzio, convenzione, Unione di comuni/Comunitàmontanae forme di gestione mista).”
Osservando la distribuzione per classe dimensionale, si rileva che “la percentuale di comuniche svolge il servizio in gestione diretta aumenta all’aumentare della popolazione passando dal 48,50% neicomuni con popolazione inferiore a 500 abitanti all’83, 78% nei comuni con oltre 100.000 abitanti. La percentualedi comuni che opera in gestione associata, invece, diminuisce all’aumentare della popolazione (dal51,50% nei comuni al di sotto dei 500 abitanti a circa il 16,22% nei comuni con oltre 100.000 abitanti).Nella distribuzione territoriale, l’85,14% dei comuni del sud, l’83,20% dei comuni del centro e il 55,48%dei comuni del nord dichiara di svolgere il servizio in gestione diretta. Invece, i comuni che dichiarano disvolgere il servizio attraverso una forma associata sono il 42,69% dei comuni del nord, il 15,45% dei comunidel centro e l’11, 34% dei comuni del sud”.