Nei giorni scorsi il Ministero per la Protezione Ambientale Cinese ha notificato, con documento CHN 1212, dal tiolo “Identification Standards for Solid Wastes General Rules”, al WTO (World Trade Organisation) che, a partire dal 2018, la Cina vieterà l’importazione di alcuni flussi di rifiuti provenienti dall’estero, tra cui rifiuti plastici, carta e cartone non selezionati e rifiuti tessili. Tale iniziativa rientra nella campagna contro l’inquinamento proveniente dall’estero avviata in Cina.
Il Governo ha ritenuto necessario ricorrere a tale misura in quanto nelle spedizioni di queste tipologie di rifiuti ha spesso riscontrato la presenza di grossi quantitativi di altri rifiuti o di rifiuti pericolosi che possono danneggiare l’ambiente e la salute umana. Uno studio del Ministero cinese evidenzia come siano state registrate irregolarità nelle spedizioni che hanno coinvolto 590 compagnie, pari al 66% del campione indagato. Per quanto riguarda la plastica, ad oggi, la Cina importa circa 7,3 milioni di tonnellate di rottami, pari al 48% del quantitativo globalmente movimentato, per cui si può ben comprendere l’impatto che tale misura potrebbe avere sui mercati dei Paesi esportatori.
In base ad una sintesi in lingua inglese dello Standard cinese, disponibile qui sul sito della DG Trade, si riportano i principali argomenti da questo trattati:
In ogni caso la versione cinese, consultabile al link di cui sopra, rimane il solo testo ufficiale e autorevole.
Ad oggi non sono disponibili informazioni più dettagliate e accurate per cui l’Associazione si riserva di continuare a monitorare da vicino la questione, in collaborazione anche con le Associazioni europee di riferimento (FEAD ed EuRIC), e tenerVi aggiornati sugli ulteriori sviluppi e su eventuali iniziative che si dovessero avviare.
Per eventuali vostre segnalazioni in merito alle possibili criticità/problematiche che questa iniziativa potrà causare all’operatività delle proprie imprese, attendiamo vostre comunicazioni da inviare al Dr Cesaretti (email d.cesaretti@fise.org). Per opportuna conoscenza alleghiamo alla presente l’articolo (in lingua inglese), pubblicato sull’argomento dalla rivista Resource Magazine.