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Rapporto Rifiuti Urbani 2023 e Rapporto sul Recupero Energetico dei Rifiuti

ISPRA ha presentato la venticinquesima edizione del Rapporto Rifiuti Urbani 2023, disponibile qui, che fornisce i dati, aggiornati all’anno precedente, sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, su import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale. Insieme al Rapporto Rifiuti Urbani è stato presentato anche il Rapporto sul Recupero Energetico da rifiuti, predisposto da Utilitalia con il supporto di ISPRA, mirato ad acquisire e analizzare i dati degli impianti di digestione anaerobica e di incenerimento con recupero di energia dei rifiuti (disponibile qui). 

Dal Rapporto sui rifiuti urbani emerge come nel 2022 la produzione nazionale dei rifiuti urbani, pari a circa 29,1 Mt, non è stata allineata all’andamento dei principali indicatori socioeconomici con un decremento della generazione di rifiuti urbani a fronte di un incremento del PIL e delle spese delle famiglie. Cresce invece il dato di raccolta differenziata nazionale che arriva al 65,2% della produzione totale. Le percentuali più alte si registrano in Veneto, con il 76,2%, e in Sardegna (75,9%). Supera per la prima volta la soglia del 50% la regione Sicilia (51,5%), in crescita del 22% negli ultimi 5 anni. 

Gli impianti di gestione dei rifiuti urbani, operativi nel 2022, sono 654. Oltre la metà sono dedicati al trattamento della frazione organica della raccolta differenziata anche se non tutte le regioni ancora dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti. Il recupero di questa frazione viene effettuato negli impianti di trattamento integrato anaerobico/aerobico, che trattano il 50,8% dei quantitativi complessivamente avviati agli impianti di gestione della frazione organica, seguiti dagli impianti di compostaggio (44,4%). La restante quota del 4,8% è gestita negli impianti di digestione anaerobica. 

La percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani si assesta al 49,2%, in crescita rispetto al precedente anno (48,1%) ma non ancora sufficiente per raggiungere l’obiettivo del 50% previsto dalla normativa per il 2020 (al 2030 l’obiettivo è peraltro ben più ambizioso e pari al 65%). I rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano il 17,8% del quantitativo dei rifiuti prodotti a livello nazionale (pari circa 5 Mt, in calo del 7,9%). Rispetto ai rifiuti di imballaggio, con ambiziosi obiettivi di riciclaggio fissati al 2025 e al 2030, il Rapporto evidenzia che tutte le frazioni merceologiche hanno già ampiamente raggiunto i target fissati a livello europeo per il 2025, ad eccezione della plastica che è comunque prossima a farlo (48,9% a fronte di un obiettivo del 50%). 

Il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è pari a 192,3 euro/abitante, contro i 194,5 euro/abitante del 2021. Al Centro il costo più elevato con 228,3 euro/abitante, segue il Sud con 202,3 euro/abitante e infine il Nord con un costo pari a 170,3 euro/abitante 

È poi presente un focus sul PNRR che ha messo a disposizione 2,1 miliardi di euro destinandoli a due linee di investimento per le attività di gestione dei rifiuti e i progetti innovativi di economia circolare. Ispra si è impegnata nell’attività di selezione dei progetti e a fornire il necessario supporto nella fase di monitoraggio del Programma nazionale di gestione dei rifiuti, inserito tra le riforme strutturali del PNRR, per verificarne lo stato di attuazione e valutare l’efficacia degli obiettivi proposti.

Il Rapporto sul Recupero Energetico da rifiuti evidenzia invece che gli impianti, tra inceneritori e digestione anaerobica della frazione organica e dei fanghi di depurazione, operanti in Italia nel 2022 sono 188. Questi hanno prodotto circa 7 milioni di MWh di energia, un quantitativo in grado di soddisfare il fabbisogno di circa 2,6 milioni di famiglie. Dallo studio emerge come il recupero di energia da rifiuti sia essenziale per il conseguimento degli obiettivi fissati dalle direttive europee sull’economia circolare. In Italia, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, si registra una carenza impiantistica e se non si inverte questa tendenza, il nostro Paese continuerà a ricorrere in maniera eccessiva allo smaltimento in discarica, che ad oggi è pari al 18%, mentre le direttive Ue impongono di scendere sotto al 10% entro il 2035. 

Rispetto alla digestione anaerobica della frazione organica gli impianti operanti nel 2022 erano 73, di cui 53 al Nord, 9 al Centro e 11 al Sud, che hanno trattato 4,5 Mt di rifiuti. Nei prossimi anni saranno operativi altri 22 impianti. Per quanto riguarda invece la digestione anaerobica dei fanghi di depurazione gli impianti operativi erano 79 (39 al Nord, 3 al Centro e 37 al Sud).

Sempre nel 2022 si contano 36 impianti di incenerimento così dislocati: 25 al Nord, 5 al Centro e 6 al Sud, oltre a un impianto al Sud classificato formalmente come impianto di produzione di energia, ma alimentato esclusivamente con rifiuti di origine urbana che, se incluso, ne porterebbe il numero a 37. Questi impianti complessivamente hanno trattato 5,3 Mt di rifiuti, tra rifiuti urbani indifferenziati e rifiuti speciali derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani negli impianti TMB. Gli impianti di incenerimento sono ormai saturi e non si prevedono nuove aperture nei prossimi anni (se non l’impianto a servizio di Roma Capitale per una capacità complessiva di circa 600.000 t annue). Viene poi evidenziato che oltre l’80% delle scorie prodotte sono state avviate a recupero di materia e, con le recenti modifiche normative, anche i metalli recuperati dalle scorie di incenerimento concorrono al raggiungimento dei target di riciclo. 

Gli impianti operativi hanno prodotto circa 7 milioni di MWh, tra elettrica e termica. Inoltre il 100% dell’energia prodotta dagli impianti di digestione anaerobica ed il 51% di quella prodotta dagli inceneritori è energia rinnovabile che contribuisce, sostituendo l’utilizzo di combustibili fossili, alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti ed alla lotta ai cambiamenti climatici. 

Il Rapporto infine evidenzia come l’Italia abbia urgentemente bisogno di nuovi impianti, soprattutto di incenerimento con recupero di energia delle frazioni non riciclabili, in mancanza dei quali sarà impossibile mantenere lo smaltimento in discarica al di sotto del 10%. Questo anche perché nei prossimi anni il costante aumento delle percentuali di raccolta differenziata porterà anche a un inevitabile incremento degli scarti di lavorazione e dei rifiuti organici da trattare.

Per maggiori informazioni si rimanda al contenuto dei rapporti.

» 21.12.2023

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