La scorsa settimana è stata trasmessa al Ministro Cingolani la nota congiunta Utilitalia-CIC-Assoambiente in relazione allo schema decreto ministeriale recante “Incentivi per la produzione di biometano e pratiche di economia circolare”, in merito al quale le Associazioni non erano state coinvolte.
L’urgenza della segnalazione al MiTE era dovuta non solo ai profili di criticità del disposto, ma anche dal fatto che si ipotizzava l’invio dello schema decreto in Europa già nei primi giorni di questa settimana per la prevista procedura di stand still.
Di seguito il testo integrale della lettera
Egregio Sig. Ministro,
il biometano – in particolare quello prodotto da rifiuti organici – riveste un ruolo strategico dipreminente interesse nazionale. Il biometano rappresenta infatti una fonte energetica nazionale,rinnovabile e sostenibile, il cui sviluppo può contribuire in maniera determinante a ridurre ladipendenza dalle importazioni di energia fossile e a raggiungere gli obiettivi nazionali in materia didecarbonizzazione, economia circolare, bioeconomia e utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (inparticolare biocarburanti avanzati1).
Inoltre, lo sviluppo del biometano e quello dell’idrogeno verde sono fortemente interconnessi. Essirappresentano l’uno per l’altro fattori abilitanti per lo sviluppo di nuove tecnologie la cuiindustrializzazione sarà essenziale per traguardare gli obiettivi nazionali di transizione ecologica edenergetica.
Per queste ragioni nel PNIEC l’Italia si è data l’ambizioso obiettivo di produrre entro il 2030 almeno 1,1 miliardi di Sm3/anno di biometano2, quantitativo sufficiente a coprire l’attuale consumo nazionale di metano nel settore dei trasporti. In maniera coerente, recentemente il PNRR3 ha individuato tra i suoi obiettivi quello di “rafforzare lo sviluppo del biometano” dedicandogli una specifica linea di investimento e prevedendo riforme necessarie a superare le criticità che attualmente ne inibiscono ilpieno sviluppo.
Tuttavia, per sfruttare appieno il potenziale industriale, economico e ambientale del biometano, non si può prescindere dalla completa valorizzazione del biometano da rifiuti organici (FORSU). Esso è infatti il principale driver per industrializzare la filiera, colmare il cronico deficit impiantistico (soprattutto al centro-sud) e chiudere a livello territoriale il ciclo di gestione dei rifiuti (almeno della frazione organica dei rifiuti urbani).
Tuttavia, per sfruttare appieno le importanti potenzialità del biometano da rifiuti organici è necessario affrontare quanto prima tre diversi profili di criticità che si riferiscono anche allo schemadecreto ministeriale recante “Incentivi per la produzione di biometano e pratiche di economia circolare”.
1. Sostenibilità del biometano
Il primo, ben noto a codesto Ministero perché segnalato oramai da due anni, riguarda le condizioni per dimostrare che il biometano prodotto da rifiuti organici negli impianti italiani rispetta i criteri di «sostenibilità» definiti dalla direttiva 2018/2001/Ue. Se non risolta, tale criticità rischia di compromettere la possibilità per chi produce biometano da rifiuti organici di accedere agli incentivi previsti sia dal DM 2 marzo 2018, sia dallo schema di DM recante “Incentivi per la produzione di biometano e pratiche di economia circolare” 4. Nell’allegato 1 si riporta una nota che illustra le motivazioni e gli elementi tecnici alla base della richiesta.
2. Riconversioni di impianti alimentati a FORSU
Il secondo profilo di criticità riguarda l’esclusione dai meccanismi di incentivazione previsti dallo schema di decreto ministeriale recante “Incentivi per la produzione di biometano e pratiche di economia circolare”5 delle riconversioni da biogas a biometano degli impianti alimentati a FORSU (facoltà concessa ai soli impianti agricoli).
Non si comprende la ratio di questa scelta, che si ritiene fortemente penalizzante dell’intero settore nonché in grado di minare alle basi le possibilità del paese di raggiungere gli obiettivi nazionali in materia di gestione dei rifiuti fissati dalle direttive europee sull’economia circolare (i quali ovviamente non possono essere raggiunti dal solo settore agricolo).
Al riguardo non deve sfuggire come sono attualmente in corso diverse riconversioni da biogas a biometano di impianti alimentati a FORSU, i cui iter sono stati fortemente rallentati (o persino
interrotti) dalla pandemia e dalle note vicende che hanno riguardato l’end of waste. Nell’attuale configurazione dello schema di decreto, laddove tali impianti non riuscissero ad entrare in esercizio entro il 31/12/2022 perderebbero qualsiasi possibilità di accesso agli incentivi, vanificando completamente gli sforzi e gli investimenti fatti.
3. Tariffa incentivante applicata alla produzione netta di biometano
Il terzo profilo di criticità riguarda la tariffa incentivante applicata alla produzione netta di biometano prevista dallo schema di decreto recante “Incentivi per la produzione di biometano e pratiche di economia circolare”. Infatti, la strutturazione del meccanismo di incentivazione tariffaria rende la forbice dei valori di riferimento per gli impianti alimentati a FORSU (33-40 €/MWh) 6 assolutamente inadeguata a sostenere gli investimenti necessari alla realizzazione di nuovi impianti,
con la conseguenza che gli operatori del settore saranno costretti a riconsiderare i propri progetti di investimento in impianti di produzione di biometano da realizzarsi entro il 30 giugno 2026. Secondo una prima stima (che Utilitalia sta aggiornando in questi giorni) si tratterebbe di compromettere definitivamente investimenti per 1,6 miliardi di euro e un potenziale di producibilità di biometano pari a 148 milioni di Sm3/anno7.
Conclusioni
Poiché la sostenibilità economica degli investimenti è strettamente legata all’accesso agli incentivi,
se queste tre criticità non verranno affrontate e risolte quanto prima (la questione presenta carattere di estrema urgenza) gli investimenti fatti dagli operatori della estione dei rifiuti, e soprattutto quelli programmati, verranno messi seriamente a rischio.
Se ciò avverrà, il biometano producibile da rifiuti non potrà fornire quel contributo al raggiungimento degli obiettivi di economia circolare, decarbonizzazione e utilizzo di fonti energie rinnovabili, su cui lo stesso Piano nazionale integrato per l’energia e il clima e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza fanno affidamento.
Pertanto, le scriventi Associazioni chiedono con urgenza un incontro in cui poter affrontare e risolvere al più presto tali criticità.
Restando a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti, cogliamo l’occasione per porgere distinti saluti.