Informiamo che il 7 giugno scorso si è tenuto un incontro con ANIA (Associazione Nazionale delle Imprese Assicuratrici) finalizzato ad un confronto rispetto alle forti criticità registrate tra mondo assicurativo e le imprese del settore ambientale:
Purtroppo, come evidente, da diversi anni si è riscontrato un progressivo allontanamento delle imprese assicuratrici dal comparto “gestione rifiuti” sotto diversi fronti, fino a giungere ad un rifiuto categorico da parte di importanti imprese assicuratrici di stipulare polizze a copertura di rischi di incendi, con conseguente fuoriuscita dal mercato specifico nonché estrema difficoltà ad ottenere le garanzie finanziarie richieste dagli enti locali e previste dalla legge. Tutto ciò nonostante le aziende del comparto svolgano servizi di pubblica utilità.
Anche a causa dei mass media - che rappresentano il settore della gestione dei rifiuti in modo negativo, amplificando e strumentalizzando quelli che sono fenomeni emergenziali o illegali – le imprese assicuratrici guardano al settore come ad un mercato troppo “fragile” e poco “prevedibile” senza saper distinguere le realtà aziendali sane dalle realtà che operano in zone “grigie”.
Al riguardo ANIA ha evidenziato il grave dato numerico che emerge dalle indagini condotte dalla Commissione bicamerale di inchiesta sugli eco-reati: più di 250 incendi in impianti di rifiuti in meno di tre anni, con un vertiginoso aumento da gennaio 2015 ad agosto 2017. Da questi approfondimenti risulta:
Da un punto di vista del mondo assicurativo, ciò significa che quello che dovrebbe essere un “rischio” di incendio, inteso come la possibilità di avveramento del fatto futuro e incerto, diviene evento pressoché certo. Il “rischio assicurativo”, ovvero la valutazione della possibilità che una circostanza o evento conduca il sottoscrivente la polizza assicurativa ad un danno economico ed ambientale con conseguente obbligo di risarcimento da parte della compagnia assicurativa, è talmente alto per le compagnie assicuratrici da indurre queste ultime a non ritenere vantaggioso il mercato specifico.
Tale tendenza è amplificata dalla “superficialità” delle compagnie che, oltre a concrete difficoltà, mostrano scarso interesse nel selezionare le aziende “virtuose” ed in regola dove il rischio che possano verificare eventi dannosi è oggettivamente basso.
A ciò si aggiunge l’esigenza che il complesso del portafoglio sia “sostenibile” e purtroppo, guardando il comparto nel suo insieme, esso risulta un settore poco solido.
Quanto alla normativa antincendio, essa ruota attorno al Cpi (Certificato prevenzione incendi) e nonostante venga attestato il rispetto delle prescrizioni previste dalla normativa di prevenzione incendi e la sussistenza dei requisiti di sicurezza antincendio nei locali, attività, depositi, impianti ed industrie pericolose, questo non risulta sufficiente ai fini di una concreta valutazione del rischio.
In conclusione, i rappresentanti di ANIA si sono resi disponibili a condividere con l’associazione le loro proposte, già inoltrate al Ministero dell’Ambiente, sul tema delle garanzie finanziarie (che purtroppo però hanno portato finora ad un nulla di fatto), con l’auspicio di costruire una posizione comune sul tema e presentare congiuntamente al Ministero delle proposte normative/operative in grado di superare le attuali criticità. Sul rischio di incendi, è emerso che potrebbe essere utile stilare un “decalogo tecnico” - da inserire in un protocollo d’intesa tra l’associazione ed ANIA - con il quale, attraverso indicazione di buone pratiche e presidi idonei, rendere possibile un monitoraggio del rischio incendio e favorire le condizione per una maggiore assicurabilità, fermo restando la libera scelta di una impresa assicurativa di stipulare le specifiche polizze.
Nel riservarci di comunicare gli ulteriori sviluppi sul tema, invitiamo quanti interessati ad approfondimenti a contattare l’avvocato Luca Tosto (l.tosto@fise.org).