AssoAmbiente

Circolari

057/2020/CS

Il Bureau of International Recycling (BIR) ha fornito una panoramica relativa agli impatti delle misure adottate dai vari Paesi per il contenimento dell’epidemia COVID-19 sugli impianti di riciclo dei rottami.

Negli Stati Uniti, la situazione è differente a seconda dello Stato. La California ha chiuso tutte le industrie non essenziali, ma il riciclaggio dei rottami è considerato essenziale in quanto costituisce un anello importante nella catena di approvvigionamento. Il volume di affari rimane comunque molto limitato; è possibile acquistare e vendere ma l'esportazione è molto complicata vista la scarsità di container.

In Europa, l'Italia come parte delle sue misure per controllare la pandemia sta chiudendo tutte le aziende non essenziali, tra cui le fonderie. In Francia, causa della carenza di lavoratori, la maggior parte delle piccole e medie imprese sono chiuse. Le grandi imprese sono parzialmente aperte, con solo il 40% dei cantieri in funzione, e sebbene le attività al dettaglio non siano più operative vengono riforniti, per ora, dagli impianti di produzione ancora attivi. Tuttavia si sta cercando di capire quanto potrà continuare in questo modo.

Nel Regno Unito, a seguito dell’annuncio del 23 marzo, gli abitanti non possono lasciare la propria casa se non per ragioni essenziali. Il trattamento dei rottami è stato incluso nella categoria delle industrie critiche e la scorsa settimana i grandi commercianti hanno incrementato significativamente la loro attività, principalmente a causa degli operatori più piccoli che volevano trasformare le proprie scorte in denaro. Alcuni impianti hanno poi chiuso.

In Arabia Saudita, dopo due giorni di blocco completo, c’è stata l’applicazione di rigide misure agli impianti di trattamento dei rottami contingentando gli orari tra le 7:00 e le 18:00 e con un coprifuoco in atto per le ore successive. Le fabbriche e i porti sono ancora aperti.

Negli Emirati Arabi Uniti sono ancora attivi cantieri rilevanti ma il volume di affari per i metalli ferrosi e non ferrosi è fortemente rallentato. I mulini locali hanno delle difficoltà sia per le consegne che per i pagamenti, mentre l'attività di esportazione è minima vista la mancanza di acquirenti. Anche i compratori coreani e malesi, in precedenza sempre puntuali nelle scadenze, ora hanno richiesto poter ritardare i pagamenti.

In Kuwait e in Libano, i cantieri sono chiusi, anche se i porti di quest'ultimo sono ancora aperti. Per il Medio Oriente in generale, i cambiamenti politici che ogni giorno vengono approvati nei vari paesi stanno aumentando l'incertezza sulle consegne e le forniture di aprile in tutto il mondo.

In India la parola usata per descrivere la situazione è “panico”, Mumbai è in una condizione di blocco totale e nessuno può lasciare la propria casa in molte parti del Gujarat; il governo ha annunciato una serie di chiusure, compreso l'arresto dei treni fino al 31 marzo. Il Pakistan è in una situazione di blocco parziale e i cantieri non funzionano normalmente.

A Singapore non esiste un blocco ufficiale e, tecnicamente parlando, i cantieri sono aperti al pubblico. Però praticamente ciò non corrisponde alla realtà visto che la maggior parte dei lavoratori sono cinesi o malesi e sono rimasti bloccati nei loro paesi (vi erano rientrati per festeggiare il capodanno cinese) a causa della chiusura delle frontiere. Si registra inoltre una grave interruzione logistica delle spedizioni di container.

La Malesia ha bloccato i carichi d'importazione in quanto è consentita l’importazione solo di merci essenziali, ed i rottami metallici non sono tra queste.

Ci riserviamo di tenerVi aggiornati sugli ulteriori sviluppi.

» 27.03.2020

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