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Circolari

142/2021/CS

Lo scorso 30 giugno 2021 è stato presentato il Rapporto SNPA sugli indicatori di impatto dei cambiamenti climatici, che fornisce un primo quadro conoscitivo sui fenomeni potenzialmente connessi ai cambiamenti climatici in Italia, rappresentato attraverso un sistema dinamico e aggiornabile, anche in funzione di eventuali nuove acquisizioni scientifiche.

Per tenere sotto osservazione il fenomeno dei cambiamenti climatici e misurare l’efficacia delle azioni di contrasto e adattamento adottate, è stato selezionato un set di 20 indicatori nazionali e 30 casi pilota regionali afferenti a 13 settori vulnerabili già individuati nell’ambito della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e dalla successiva bozza del Piano Nazionale. Si va dalle risorse idriche al patrimonio culturale, passando per agricoltura e produzione alimentare, energia, pesca, salute, foreste, ecosistemi marini e terrestri, suolo e territorio, ambiente alpino/appenninico e zone costiere.

il Rapporto, sulla base degli indicatori individuati, evidenzia alcuni segnali significativi di cambiamenti già in atto sulle risorse naturali del nostro territorio:

  • per i 6 corpi glaciali italiani considerati si verifica una generale tendenza alla fusione con una perdita costante di massa, a causa dell’effetto combinato delle elevate temperature estive e della riduzione delle precipitazioni invernali;
  • il permafrost, nei versanti poco acclivi e nei plateau di alta quota delle Alpi occidentali, si sta degradando in media ad un tasso di circa 0.15°C ogni 10 anni;
  • le variazioni annue di temperatura superficiale del mare mostrano incrementi in tutti i mari italiani con alterazioni marcate nel Mar Ligure, Adriatico e Ionio Settentrionale. In prossimità della costa pugliese e lucana si riscontrano i valori maggiori che superano 0.08°C/anno. Tale aumento sta causando un aumento delle catture commerciali di specie ad affinità calda rispetto le specie ad affinità fredda nei mari italiani. In Mar Adriatico, la temperatura media è aumentata da 19,2 °C (media 1987-1996) a 20,2 °C (media 2009-2018), con un significativo incremento annuo pari a 0,046 °C; nel Mar Ionio è aumentata da 20,3 a 22 °C (+0,07 °C anno); nel Mar di Sardegna da20,5 a 22,3 °C (+0,075 °C anno);
  • le variazioni del livello del mare, seppur lente e non apprezzabili dall’occhio umano, costituiscono fonte di preoccupazione per le conseguenze che l’innalzamento potrà avere sulle coste. Gli incrementi, dell’ordine di pochi millimetri l’anno (valori medi del trend pari a circa 2.2 mm/anno con picchi nel Mare Adriatico di circa 3 mm/anno), sono continui e appaiono ad oggi irreversibili. Particolare attenzione merita il caso di Venezia, dove è presente un fenomeno combinato di eustatismo e subsidenza;
  • evidenze di stress idrico per le colture e le specie vegetali analizzate si riscontrano nei casi pilota di Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia, dove la carenza continuativa di rifornimento idrico (diversi mm/decennio) può comportare possibili conseguenze sul ciclo di crescita e riproduttivo, e una consistente perdita produttiva con evidenti ricadute economiche.

Il Rapporto sottolinea infine come i segnali che emergono sembrano già delineare per l’Italia fattori di criticità sia per le risorse naturali che per i settori socio-economici indagati. Nella maggior parte dei casi le tendenze rilevate appaiono già coerenti con quanto atteso in un contesto di cambiamento climatico, ma sarà dalla continua osservazione dei fenomeni nel tempo, dall’analisi statistica dei dati e dalle operazioni di validazione con dati sul campo, che le attuali evidenze potranno essere confermate nonché depurate dall’effetto di altri fattori e più chiaramente attribuite alle variazioni del clima in atto.

Per quanti interessati, il video dell’evento è disponibile qui sul canale YouTube di ISPRA mentre il Report è disponibile qui.

» 02.07.2021

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