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2022/183/SAEC-DOP/NE

Presentato ieri a Roma nel corso di un convegno presso il Senato della Repubblica il Rapporto ISPRA SNPA Rifiuti speciali 2022. Quest’anno il Rapporto, giunto alla ventunesima edizione, fotografa la situazione del 2020, anno della pandemia e del lockdown, fornendo i dati relativi alla produzione e gestione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, a livello nazionale e regionale, alla gestione anche a livello provinciale, nonché all’import/export.

Per quanto riguarda la produzione di rifiuti, l’indagine evidenzia che nel 2020 sono state prodotte 147 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, ossia quasi 7 milioni di tonnellate in meno, con un calo del 4,5% rispetto all’anno precedente. Ciò è dovuto principalmente al calo dei consumi e della produzione manifatturiera nell’anno in esame.

Il settore delle costruzioni in particolare, nonostante un calo significativo della produzione dei rifiuti (-5,2%, oltre 3,5 milioni di tonnellate), si conferma quello che produce più rifiuti speciali (45,1% del totale), seguito dalle attività di gestione dei rifiuti e di risanamento ambientale (26,3%) e dalle attività manifatturiere (18,2% circa 26,7 milioni di tonnellate).

I rifiuti non pericolosi sono quelli che presentano la riduzione più marcata (-4,6%); tali rifiuti rappresentano il 93,3% del totale di quelli speciali, mentre quelli pericolosi calano di circa 300 mila tonnellate (-3%).

Come sempre, la produzione dei rifiuti speciali si concentra al Nord, dove il tessuto industriale è più sviluppato (56,9% del totale), soprattutto in Lombardia (21,6% di quelli prodotti a livello nazionale) e Veneto (11%). Al Nord è anche localizzata la metà dei 10.472 impianti, di cui un quinto nella sola Lombardia (2106).

Per quanto riguarda la gestione, i rifiuti speciali complessivamente gestiti in Italia nel 2020 sono stati pari a 159,8 milioni di tonnellate, di cui 150,3 milioni di tonnellate (94,1% del totale gestito) non pericolosi e 9,4 milioni di tonnellate (5,9% del totale gestito) pericolosi. Anche in questo caso si osserva un calo, anche se più contenuto (-2,9%) e riferito soprattutto allo smaltimento. 

Il recupero di materia è la forma di gestione prevalente, con il 70,6% (112,8 milioni di tonnellate), seguono con il 10,3% (16,4 milioni di tonnellate) le operazioni intermedie di smaltimento e, con il 6,2% (9,9 milioni di tonnellate) lo smaltimento in discarica. Risultano residuali, rispettivamente con l’1,1% e con lo 0,8%, le quantità avviate al coincenerimento (1,8 milioni di tonnellate) e all’incenerimento (1,3 milioni di tonnellate) – vedi grafico seguente.

La discarica rimane la principale forma di smaltimento (6,2% del totale gestito) con 9,9 milioni di tonnellate ma, rispetto al 2019, evidenzia una riduzione pari a 2 milioni di tonnellate (-17,7%).

Le tipologie di rifiuti non pericolosi maggiormente recuperate sono i rifiuti da costruzione e demolizione, mentre quelle maggiormente smaltite sono i rifiuti prodotti dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue.

Gli impianti di recupero di materia sono 4.399 e costituiscono il 42% della dotazione impiantistica nazionale; di questi, il 16,9% sono gli impianti dedicati esclusivamente allo stoccaggio dei rifiuti. Gli impianti industriali che effettuano il recupero di materia all’interno del proprio ciclo produttivo sono l’11,5% del totale. Gli impianti di autodemolizione, con 1.417 infrastrutture, rappresentano il 13,5%.

Per quanto riguarda l’import-export, la quantità totale di rifiuti speciali esportata nel 2020 è stata pari a oltre 3,6 milioni di tonnellate, a fronte di una importazione di oltre 6,7 milioni di tonnellate. Il 66% dei rifiuti esportati è costituito da rifiuti non pericolosi e il restante 34% da rifiuti pericolosi. Rispetto al 2019, il quantitativo totale esportato fa registrare una flessione del 7,8% che interessa esclusivamente i rifiuti speciali non pericolosi; i rifiuti speciali pericolosi, invece, aumentano di circa 40 mila tonnellate. I rifiuti non pericolosi esportati sono destinati per il 76,1% a recupero di materia, per il 18,5% a recupero energetico e per il 5,4% a forme di smaltimento. Il Paese a cui è destinato il maggior quantitativo, pari a 817 mila tonnellate, è la Germania, che riceve prevalentemente rifiuti pericolosi dagli impianti di trattamento dei rifiuti e dalle attività di costruzione e demolizione.

Il Rapporto contiene anche un focus sui rifiuti sanitari, in considerazione del periodo di riferimento: la pandemia da SARS-COV2 e l’emergenza sanitaria hanno causato la generazione di 232 mila tonnellate di rifiuti sanitari, la maggior parte pericolosi a rischio infettivo, con un incremento record del 16% nel 2020.

Altri rifiuti particolare oggetto di indagine per le loro criticità gestionali sono: amianto (Friuli Venezia Giulia la regione a produrne di più nel 2020), veicoli (-5,8% quelli trattati) pneumatici fuori uso (-1,6% rispetto al 2019), fanghi di depurazione urbani e industriali (costanti nel 2020), rifiuti da costruzione e demolizione (dei quali quasi il 78% è avviato a recupero).

Nell’allegare la sintesi, rinviamo per gli approfondimenti all’intera versione del Rapporto scaricabile qui.

» 24.06.2022
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