Lo scorso 25 luglio 2024, la Commissione Europea ha avviato due procedure di infrazione contro l’Italia, rea di non aver recepito correttamente la direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE modificata dalla direttiva 2018/851) e non aver raggiunto i target di riciclo fissati dall’UE.
Per quanto riguarda la prima infrazione, la Commissione ha rilevato che il recepimento della direttiva quadro sui rifiuti – attuato con il D.lgs. 116/2020 - non è risultato in linea con alcune disposizioni, tra cui quella sulla responsabilità estesa del produttore, la garanzia di riciclo di “alta qualità”, la raccolta differenziata dei rifiuti pericolosi, l’attuazione di un sistema di tracciabilità (RENTRi non ancora operativo ed inoltre previste tempistiche diverse per l’iscrizione), i piani di gestione e prevenzione rifiuti.
La Commissione ha già avviato tale procedura di infrazione contro altri dieci Stati membri (Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Francia, Cipro, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo e Romania) ed ora l’Italia avrà due mesi di tempo per rispondere alle obiezioni dell’UE, che a sua volta dovrà decidere se archiviare la pratica o procedere l’iter con la notifica di un parere motivato.
La seconda infrazione comunicata dalla Commissione riguarda il fatto che l’Italia (come tutti e 27 gli altri Stati membri) non avrebbe raggiunto diversi obiettivi vincolanti di raccolta e riciclo fissati dalla disciplina comunitaria.
Nello specifico, risulterebbe innanzitutto che l’Italia non sia riuscita raggiungere il tasso di preparazione al riutilizzo e riciclo dei rifiuti urbani del 50% entro il 2020. Su questo punto si evidenzia che i dati ISPRA di quell’anno avevano rilevato un tasso del 54,4% e pertanto l’Italia si opporrà alla procedura di infrazione segnalando che il metodo utilizzato per le misurazioni sono quelle che erano vigenti allora e non quelle con cui sono state fatte queste ultime rilevazioni dall’UE.
Sempre con riferimento al mancato raggiungimento dei target europei, la Commissione contesta la mancata raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) che secondo l’UE deve essere al 65%, ma che per la maggior parte degli Stati, tra cui l’Italia, è ancora molto al di sotto. Anche per questa seconda procedura l’Italia avrà due mesi di tempo per rispondere alle obiezioni dell’UE, che a sua volta dovrà decidere se archiviare la pratica o procedere l’iter con la notifica di un parere motivato.
Nelle sue comunicazioni, la Commissione infine sprona gli Stati membri ad intensificare gli sforzi di attuazione per soddisfare gli obblighi e a fare affidamento alle raccomandazioni specifiche presenti nell’Early Warning Report sui rifiuti del 2023, al fine di centrare tutti i prossimi obiettivi. Si evidenzia che per l’UE l’Italia sarebbe sulla buona strada, ad eccezione che sul tasso di riciclo degli imballaggi in plastica che risulta ancora sotto di circa 6 punti percentuali rispetto al tasso fissato del 50%.
Per ogni ulteriore approfondimento, si rimanda alla pagina della Commissione europea in cui sono presenti le comunicazioni in oggetto, disponibile qui.