AssoAmbiente

Circolari

2024/338/SAEC-EUR/NA

Approvata lo scorso 4 e 5 dicembre al Roma la G7 ACT – Agenda on Circular Textiles and fashion, un'Agenda volontaria comune per la Circolarità del settore tessile e della moda tra governi, imprese, stakeholder e partner. 

La G7 ACT intende guidare il settore verso un futuro più sostenibile, affrontando temi chiave, come la progettazione di prodotti più duraturi e riciclabili, l’adozione di materiali innovativi e riciclati e lo sviluppo di infrastrutture per il riciclo e la gestione dei rifiuti. Promuovendo trasparenza lungo l’intera catena del valore e favorendo modelli di business circolari, l’Agenda punta a costruire un sistema produttivo che integri sostenibilità ed equità. L’iniziativa si fonda su un approccio collaborativo e volontario per incentivare azioni concrete e condivise.

Tra le priorità chiave dell'Agenda, centrale è anche l’obiettivo di garantire maggiore trasparenza e tracciabilità lungo le catene del valore, non solo come risposta al greenwashing, ma anche per tutelare i diritti dei lavoratori e assicurare condizioni di lavoro dignitose. L’Agenda pone, inoltre, l’accento sull’impiego di materiali innovativi e riciclati, supportato da incentivi volti a ridurre la dipendenza da materie prime non sostenibili. A completare questo quadro, grande rilevanza è data allo sviluppo di infrastrutture adeguate al riciclo e alla creazione di sistemi più efficienti per la gestione dei rifiuti tessili, con l’obiettivo di trasformare il settore in un modello di economia circolare.

All’evento, che si svolto a Roma, sono intervenuti il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ha evidenziato l’importanza di “valorizzare il design sostenibile, depotenziare il modello fast fashion e ridurre la produzione di rifiuti e l’inquinamento” rimarcando la necessità di garantire la chiarezza, la trasparenza e la tracciabilità di informazioni su prodotti e materiali per contrastare il greenwashing e il lavoro minorile e la Viceministra Vannia Gava, che ha sottolineato “la rilevanza degli strumenti attuativi, tra cui la responsabilità estesa del produttore, e della cooperazione internazionale”.

Ai lavori tecnici per lo scambio di buone pratiche a livello nazionale fra i membri G7 ha partecipato anche UNIRAU con un proprio intervento e altre realtà tra cui Sistema Moda Italia, Federmoda CNA, Confartigianato Imprese delle Moda, Tecnica Group, EU-Reuse e EuRic.

La Vice Presidente UNIRAU, Karin Bolin, nel suo intervento “Come rendere il settore tessile circolare” (v. presentazione in allegato), ha evidenziato come ogni anno, in Europa, vengono raccolte e trattate oltre 2 milioni di tonnellate di tessuti post-consumo, che rappresentano il 20-25% degli articoli immessi sul mercato. In Italia, la quantità di materiale raccolto e avviato a riutilizzo o riciclo raggiunge le 160.000 tonnellate. Questi numeri dimostrano che il comparto del tessile post-consumo è un settore attivo e ricco di competenze, che sino ad ora si è sostenuto senza alcun sostegno economico. La delicata fase che sta attraversando, soprattutto dal punto di vista economico, sottolinea la necessità di nuovi modelli e strumenti che possano sostenere un settore storico che genera impatti positivi dal punto di vista ambientale e sociale, come attestano i seguenti dati:

  • il 65% dei tessili post-consumo può essere riutilizzato;
  • il settore degli abiti usati in Europa e in Africa genera contributi al PIL per miliardi di dollari e sostiene migliaia di green jobs;
  • 8 lavoratori su 10 nel settore sono donne (79%) e non è stato segnalato alcun divario retributivo tra i sessi;
  • in Africa, l’importazione di indumenti usati dall’Europa ha generato un valore aggiunto di 76 milioni di dollari solo in Ghana, mostrando come la moda circolare promuova sviluppo e inclusione;
  • il settore è ben allineato con le politiche di sostenibilità e gli obiettivi climatici sia in Europa che in Africa. Inoltre, sostiene diversi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), come la riduzione della povertà, la lotta al cambiamento climatico, l’emancipazione delle donne – che costituiscono una parte significativa della forza lavoro – e la promozione dello sviluppo generale;
  • il riutilizzo può ridurre le emissioni di CO2 fino a 70 volte rispetto a una nuova produzione;
  • il settore negli ultimi 10 anni ha prodotto un modello solido e autofinanziato, senza costi né per i produttori né per il sistema pubblico di gestione dei rifiuti per la raccolta differenziata, ma come il settore del nuovo abbigliamento, anche quello del post-consumo è un settore che deve restare globale. Solo filiere internazionali e trasparenti permettono infatti di massimizzare i benefici ambientali, legati soprattutto al riutilizzo, e quelli sociali, anche in termini di occupazione.
     

Il prossimo passo verso un settore tessile circolare richiede una stretta collaborazione tra tutte le parti interessate, per costruire su quanto di positivo è stato fatto finora.

Questi temi continueranno a essere al centro del dialogo internazionale, anche dopo la Presidenza italiana, grazie al ruolo della G7 Alliance for Resource Efficiency, che opererà come piattaforma per lo scambio di buone pratiche e per il coordinamento di azioni concrete su scala globale.

» 06.12.2024
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