AssoAmbiente

Circolari

2025/376/SAEC-GIU/CS

La Commissione Affari esteri della Camera ha approvato il documento intitolato “Indagine conoscitiva sui risvolti geopolitici connessi all'approvvigionamento delle cosiddette terre rare”, redatto con lo scopo di analizzare le conseguenze geopolitiche della situazione di “quasi monopolio” delle terre rare e dei minerali critici da parte di pochi Paesi, tra cui la Cina. 

Vista la situazione a livello globale sono state approfondite le possibili iniziative che l'Italia potrà adottare, nel quadro definito dall'Unione europea con il Critical Raw Materials Act, sia attraverso politiche di riciclo e recupero, sia stimolando, anche con l'uso dei fondi del PNRR, la ricerca di alternative di sintesi alle terre rare e sia avviando partnership bilaterali e multilaterali con i Paesi dell'Africa nel quadro definito dal “Piano Mattei”.

In particolare, dopo un capitolo introduttivo, il documento raccoglie le audizioni sul tema svoltesi negli ultimi mesi e la memoria depositata da ENI. Fornisce poi un quadro delle normative che regolano il settore - Regolamento (UE) 2024/1252 e DL 84/2024 (convertito in legge n. 115/2024) recante disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico - e si chiude con una serie di raccomandazioni e proposte di lavoro.

L’indagine evidenzia che a fronte di una disponibilità di materie prime critiche teoricamente sufficiente, la competizione geopolitica e le politiche assertive delle grandi potenze pongono con particolare evidenza il problema della sostenibilità e della resilienza delle catene del valore, con riferimento a tutti i Paesi europei. Fondamentali diventano quindi le strategie di strategie di de-risking che devono necessariamente basarsi su un mix di politiche che comprendano lo stimolo alla produzione interna, la diversificazione delle importazioni e lo sviluppo di tecniche di riciclo. 

A livello nazionale, tre elementi appaiono rilevanti insieme alle indagini su possibili disponibilità a livello nazionale:

  1. il tema delle cooperazioni bilaterali,
  2. la ricerca scientifica applicata da perseguire attraverso l'uso di fondi pubblici, eventualmente provenienti dal PNRR, e con il coinvolgimento del settore privato,
  3. l'attività di riciclo dove l'Italia detiene il primato, in ambito europeo, per quanto riguarda la filiera legata ai metalli mentre andrebbe sfruttato meglio il canale rappresentato dai RAEE, che presenta un tasso di raccolta inferiore alla media europea (34% in Italia contro il 47%). Per ottenere risultati in tal senso l’indagine evidenzia la necessità di investire negli impianti di riciclo, definendo, al contempo, un processo di smaltimento codificato e procedure per la qualifica End of Waste dei prodotti ottenuti dal riciclo.

L’indagine comunque ribadisce che l'attività di riciclo non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno dell'industria, dal momento che l'Europa, da diversi anni, è entrata in una fase di crescente deindustrializzazione, che comporta la minore produzione di scarti. Secondo alcune proiezioni infatti, nella migliore delle ipotesi, il riciclo potrà soddisfare il 10-15% del fabbisogno industriale (a fronte di un target del 25% fissato dalle norme europee).

Per maggiori informazioni si rimanda al testo dell’indagine in allegato.

» 16.10.2025
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