AssoAmbiente

Circolari

081/2017/CS

La Commissione Europea ha recentemente pubblicato uno Studio su “Riesame dell'attuazione delle politiche ambientali dell'UE: sfide comuni e indicazioni su come unire gli sforzi per conseguire risultati migliori con l’intento di fornire un quadro generale, evidenziare le possibili criticità nonché individuare le necessarie soluzioni per migliorare l'attuazione delle politiche ambientali nell'UE. Secondo la Commissione, la piena attuazione della legislazione ambientale potrebbe far risparmiare ogni anno 50 miliardi di euro in costi sanitari e costi diretti per l'ambiente, inoltre, entro il 2020, potrebbe creare 400.000 nuovi posti di lavoro.

Lo Studio (consultabile qui in ogni sua parte) risulta organizzato come di seguito:

  • 28 relazioni, una per ciascun Paese dell'UE, che individuano ed elencano, a livello nazionale, punti di forza, debolezze e opportunità in relazione all’implementazione delle politiche ambientali;
  • una comunicazione,dove vengono riassunte le conclusioni programmatiche delle singole relazioni e considerate le tendenze comuni riguardanti qualità dell'aria e delle acque, gestione dei rifiuti ed economia circolare, salvaguardia della natura e della biodiversità;
  • una raccomandazione, destinata a tutti gli Stati membri, contenente una serie di suggerimenti per perseguire i necessari miglioramenti.

Dallo Studio si evince che, nel settore della gestione dei rifiuti, la prevenzione sia una delle sfide più importanti per tutti gli Stati membri ed inoltre sei dei 28 Stati membri non sono riusciti a ridurre e limitare lo smaltimento in discarica dei rifiuti urbani biodegradabili. Per quanto riguarda la qualità dell'aria, il report evidenzia come in 23 dei 28 Paesi UE le norme non vengono ancora del tutto rispettate (superamento dei livelli in più di 130 città in tutta Europa) e che la principale causa di tali problematiche risiede nel comparto dei trasporti. Mentre per quanto riguarda la qualità e la gestione dell'acqua, la maggior parte degli Stati membri ha difficoltà a raggiungere la piena conformità in materia di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane e per tredici di loro si prospetta un'azione legale da parte dell'UE. Altro significativo problema in quasi tutti gli Stati membri è l’elevata concentrazioni di nitrati e i conseguenti alti livelli di eutrofizzazione.

Nello Studio vengono individuate una serie di cause, peraltro condivise da diversi Stati membri, che hanno prodotto tale situazione, tra cui: un coordinamento inefficace tra i diversi livelli amministrativi; capacità impiantistica insufficiente; mancanza di dati. Pertanto, a seguito della pubblicazione dello Studio, la Commissione intende avviare un confronto con ciascun Paese UE, sviluppare uno strumento per migliorare lo scambio di conoscenze ed esperienze tra gli Stati membri e creare momenti di dibattito politico nell'ambito del Consiglio.

Per quanto riguarda l'Italia (v. Allegato) la relazione dedicata al nostro Paese evidenzia le principali sfideche dovranno essere affrontate rispetto all’attuazione delle politiche e della legislazione ambientali dell’UE:

  • migliorare la gestione dei rifiuti e le infrastrutture idriche, così come il trattamento delle acque reflue (soprattutto nel Sud Italia);
  • migliorare la gestione dell'uso del suolo, delle inondazioni e dell'inquinamento atmosferico, soprattutto nel Centro e Nord Italia.

Vengono quindi elencate le principali opportunità che l'Italia potrebbe cogliere, anche in relazione alle tematiche sulle quali esiste già una base di conoscenze e buone pratiche:

  • ricorso ai prestiti della BEI e agli investimenti a favore dell'ambiente;
  • utilizzo del "Green Act" e del Comitato per la fiscalità ambientale.

Nel rimandare ai documenti richiamati per maggiori approfondimenti, rimaniamo a disposizione per ogni informazione.

Cordiali saluti.

» 21.04.2017
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