AssoAmbiente

Circolari

034/2019/CS

Lo scorso 18 dicembre 2018 si è tenuto il secondo incontro del Trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio finalizzato a raggiungere un accordo sulla proposta di revisione della Commissione europea del Regolamento sui composti organici persistenti (Regolamento POP).

Infatti, dopo che anche il Consiglio europeo dei Ministri era giunto all’approvazione di una propria posizione sulla proposta della Commissione (vd. circolare n. 240/2018), lo scorso dicembre si sono avviati i negoziati previsti dalla procedura del Trilogo. Nel corso del secondo incontro, nonostante gli sforzi compiuti, le Istituzioni coinvolte non sono riuscite a raggiungere un accordo politico condiviso sui limiti di concentrazione per le sostanze oggetto del Regolamento (BDE, sia in nuovi prodotti che nei materiali provenienti da attività di riciclo) e sugli strumenti per la loro successiva ed eventuale modifica. Il Consiglio infatti ritiene tali limiti troppo restrittivi e ne propone la modifica tramite atti di esecuzione e non con atti di delega.

Pertanto le Istituzioni, in considerazione del mancato accordo, dovranno proseguire i lavori di mediazione con un terzo incontro del Trilogo.

Sempre in materia segnaliamo che la Commissione europea lo scorso 4 gennaio ha presentato al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale UE e al Comitato delle Regioni una “Relazione su riesame e l'aggiornamento del secondo piano di attuazione dell'Unione europea a norma dell'articolo 8, paragrafo 4, del regolamento n. 850/2004 relativo agli inquinanti organici persistenti” (COM 2018 848final).

In base a quanto riportato nella relazione della Commissione UE, riportiamo di seguito alcune parti:

  • gli eteri di difenile polibromurato (PBDE) tetraBDE, pentaBDE, esaBDE e eptaBDE sono stati prodotti e utilizzati nell'Unione come ritardanti di fiamma fino alla fine degli anni 1990 e in seguito hanno continuato ad essere impiegati per qualche tempo in taluni articoli, in particolare nella plastica utilizzata nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Sebbene la produzione e l'uso di tali sostanze siano stati gradualmente abbandonati per effetto di misure normative e della sostituzione con i decaBDE, la loro presenza nei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) è ancora un problema nell'UE”;
  • è emerso che solo pochi impianti di grandi dimensioni per il riciclaggio di rifiuti di origine elettronica separano la plastica contenente PBDE come prescritto dalla legislazione unionale. Pertanto vi sono dubbi sul fatto che l'attuale capacità degli impianti di riciclaggio dell'UE di separare la plastica contenente PBDE da altri tipi di plastica sia sufficiente a consentire di separare una parte rilevante del flusso dei rifiuti di plastica contenenti PBDE. I dati indicano che attualmente il flusso della plastica recuperata dai RAEE e contenente PBDE non è controllato in maniera adeguata negli impianti di riciclaggio europei”;
  • “nell'Unione europea le misure giuridiche concernenti la produzione, l'immissione in commercio e l'uso dei POP e quelle riguardanti la gestione dei rifiuti contenenti o costituiti da POP sono sufficientemente ampie da garantire l'adempimento degli obblighi sanciti dalla convenzione e dal protocollo sui POP. […] Una delle principali sfide per l'UE consiste nell'eliminare i POP dal ciclo dei rifiuti e dalle scorte residue, giacché essi rappresentano ancora un'importante fonte di emissioni”;
  • tutti gli Stati membri hanno preparato inventari degli apparecchi contenenti bifenili policlorurati (PCB) nonché piani d'azione per la loro raccolta e il loro smaltimento. Le informazioni sulla quantità di apparecchiature e rifiuti contenenti PCB attualmente presenti nell'UE indicano che sono tuttora in uso molte apparecchiature contenenti tali sostanze. Non si conoscono né la quantità di PCB che sono stati utilizzati in applicazioni aperte né la quantità di prodotti contenenti PCB tuttora in uso o capaci di produrre emissioni nell'ambiente naturale. È necessario incrementare gli sforzi per conseguire l'obiettivo della convenzione di Stoccolma relativo al graduale abbandono dell'uso dei PCB entro il 2025”;
  • l'individuazione e la gestione di siti contaminati da rifiuti contenenti esaclorocicloesani (HCH) rappresenta una sfida all'interno dell'Unione. Una valutazione aggiornata ha rivelato che i rifiuti contenenti HCH depositati nell'UE potrebbero essere dell'ordine di 1,8 - 3 milioni di tonnellate. Diciassette Stati membri hanno indicato che i terreni contaminati rappresentano un problema all'interno dei piani di attuazione nazionali esistenti e che sono necessari ulteriori interventi per affrontarlo. Potrebbe essere necessaria una strategia coordinata per l'individuazione dei siti contaminati e il loro risanamento secondo criteri ecocompatibili.

Nel rimandare alla relazione della Commissione, in allegato alla presente, per ulteriori informazioni, rimaniamo a disposizione per ogni informazione e aggiornamento.

» 31.01.2019
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