AssoAmbiente

Circolari

343/2020/MI

Come di consueto, pur se con alcuni mesi di ritardo per ovvi motivi, la Commissione di Garanzia per il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali nei giorni scorsi ha ufficialmente pubblicato la Relazione Annuale che riepiloga, per ciascun comparto, l’andamento degli scioperi e le iniziative adottate dalla Commissione stessa nel corso dell’anno precedente.

Come si può leggere nell’allegato, estratto della Relazione riferito al solo settore dell’igiene ambientale, la Commissione sottolinea anche quest’anno come la quasi totalità degli scioperi vengano proclamati ed effettuati in piccoli Comuni del Sud Italia (o aree limitrofe a grandi città), nei confronti di piccole e medie aziende del settore e la motivazione è il mancato o ritardata erogazione delle retribuzioni ai dipendenti, a causa di forti ritardi nei pagamenti dei canoni da parte di Comuni o enti appaltanti in difficoltà finanziarie se non addirittura in dissesto tecnico.

In termini assoluti, quasi il 90% degli scioperi sono concentrati nelle Regioni del Sud Italia, e tra questi il 70% ha riguardato solamente otto province (quattro delle quali in Sicilia).

Considerati i motivi alla base degli scioperi, è la stessa Commissione di Garanzia a dichiarare “inadeguata” la tradizionale impostazione della legge n. 146 del 1990, in quanto basata sul modello conflittuale datore di lavoro – lavoratori, non dotando la Commissione di strumenti atti a coinvolgere gli enti locali appaltanti.

Addirittura, la Commissione invoca l’intervento del Legislatore per scongiurare una situazione in cui i “reali responsabili dell’origine e/o dell’aggravamento del conflitto” (leggasi “gli enti appaltanti”) siano dotati di una “patente di impunità” nonostante la reiterata inottemperanza ai propri obblighi (cfr. pagina 31 della Relazione).

Per quanto riguarda l’Italia settentrionale, invece, la Commissione ricorda come la principale causa di insorgenza dei conflitti sia data dal massiccio ricorso al subappalto ed alla applicazione di contratti collettivi peggiorativi.

Come già sostenuto nella Relazione relativa al 2018, la Commissione stigmatizza l’utilizzo nel settore del C.C.N.L. Pulizie e Multiservizi, definito “totalmente estraneo alle mansioni effettivamente svolte dai lavoratori”.

Ancora, la Commissione si è inoltre pronunciata su alcuni interventi effettuati nel corso dell’anno in materia di diritto di assemblea e di soggetti titolari della proclamazione.

Infine, ha fatto cenno al tavolo di negoziazione avviato da tutte le Parti datoriali e sindacali per la revisione dell’Accordo nazionale del 1° marzo 2001, definito “non più idoneo a garantire un adeguato contemperamento dell’esercizio del diritto di sciopero con il godimento dei diritti degli utenti”.

In particolare, la Commissione invita le Parti ad una profonda revisione delle prestazioni indispensabili da garantire in caso di sciopero, che ad oggi non includono ad esempio la raccolta sia stradale che porta a porta della frazione organica e indifferenziata dei rifiuti domestici; definisce inoltre critica “la durata massima degli scioperi (fino a 48 ore) che, se effettuati a ridosso di giornate festive non lavorate o in cui si effettua un servizio ridotto, rischiano di paralizzare troppo a lungo la raccolta dei rifiuti, arrecando un evidente danno all’utenza, soprattutto durante le stagioni più calde”.

Ancora, ritiene necessaria una più puntuale disciplina dei servizi minimi che debbono essere garantiti negli impianti di trattamento dei rifiuti, attualmente limitati solo allo svuotamento dei mezzi che effettuano la raccolta.

Preso atto del fallimento del tavolo di confronto e l’interruzione del dialogo sul tema, anche a seguito dell’avvio del Tavolo per il rinnovo dei due C.C.N.L. di categoria, la Commissione considera l’ipotesi di un intervento regolatorio che non potrà prescindere “da una qualificata interlocuzione istituzionale con le amministrazioni maggiormente coinvolte nella gestione del ciclo dei rifiuti, vale a dire Regioni e Comuni”.

» 14.12.2020
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