La Corte dei Conti europea ha pubblicato la Relazione speciale n. 22/21, finalizzata alla verifica delle azioni intraprese dalla Commissione europea in tema di finanza sostenibile.
La Corte ha verificato se la Commissione abbia intrapreso le azioni giuste per reindirizzare i finanziamenti europei verso investimenti sostenibili. La finalità principale dell’audit era in particolare stabilire se il piano d’azione del 2018 avesse affrontato i nodi principali connessi alla finanza sostenibile e se fosse stato attuato nei tempi previsti.
Si è inoltre valutato se il sostegno finanziario dell’UE segua criteri coerenti di sostenibilità e contribuisca a sostenere gli investimenti sostenibili. Nel 2018, infatti, come noto, la Commissione ha istituito un piano d’azione per la finanza sostenibile che comprendeva misure volte a reindirizzare i finanziamenti privati verso investimenti sostenibili, gestire i rischi finanziari connessi ai cambiamenti climatici e migliorare il governo societario sostenibile nel settore privato.
Al contempo, la Commissione e la Banca europea per gli investimenti (BEI) hanno continuato ad adoperarsi per fornire sostegno finanziario pubblico agli investimenti sostenibili, in particolare in relazione all’azione per il clima.
La Corte è critica sul fatto che la Commissione, pur avendo giustamente incentrato le proprie azioni sull’aumento della trasparenza nel mercato, non le ha accompagnate a misure tese a fronteggiare il costo delle attività economiche non sostenibili. In aggiunta, occorrono criteri più coerenti per determinare la sostenibilità degli investimenti, nonché interventi più mirati. Molte azioni hanno subìto ritardi: c’è voluto più tempo del previsto per completare il sistema comune di classificazione delle attività sostenibili (la tassonomia dell’UE) che costituisce la base per l’assegnazione di marchi ai prodotti finanziari e la standardizzazione dell’informativa sulla sostenibilità per le imprese.
A giudizio della Corte, queste misure non saranno pienamente efficaci se non saranno accompagnate da sufficienti misure che consentano di tener conto dei costi ambientali e sociali delle attività non sostenibili.
La Corte ritiene che l’UE non sia stata sufficientemente proattiva nel sostenere lo sviluppo di una riserva di progetti sostenibili e non ha sfruttato appieno il potenziale dei piani nazionali per l’energia e il clima per individuare opportunità di investimento. La Corte ha inoltre riscontrato che il principio “non arrecare un danno significativo” non viene applicato in modo uniforme e vincolante a tutte le attività che percepiscono finanziamenti UE e che non vi sono obblighi nei programmi di spesa dell’UE, ad eccezione di InvestEU (meccanismo di sostegno agli investimenti della BEI), di valutare i singoli investimenti a fronte di norme sociali e ambientali comparabili.
In conclusione, la Corte dei Conti europea raccomanda alla Commissione di:
Si rimanda alla Relazione della Corte dei Conti, consultabile qui, per ulteriori informazioni.