Lo scorso 28 marzo la Corte di Giustizia Europea si è pronunciata, sulle cause riunite C-487/17, C-488/17 e C-489/17, in tema di classificazione dei rifiuti con “codici specchio” e principio di precauzione, su cui avevamo dato precedentemente comunicazione in merito alle conclusioni dell’Avvocato Generale M. Campos Sanchez-Bordona (v. circolare n. 203/2018).
La pronuncia pregiudiziale segue ad alcune quesiti proposti nell’ambito dei procedimenti penali pendenti in Italia riguardanti, a diverso titolo, persone responsabili delle discariche o dei controlli che sono state denunciate per non aver trattato in maniera adeguata quei rifiuti di cui non si conoscesse la pericolosità, oppure che, secondo le procure, hanno eseguito studi non esaustivi e parziali su questi rifiuti.
Proprio sui casi su riportati la Corte di Cassazione Italiana ha chiesto alla Corte di giustizia se chi è in possesso di un rifiuto con “codice specchio” di cui la composizione non sia immediatamente nota debba ricercare se tale prodotto contenga una o più sostanze pericolose al suo interno, ed in caso di risposta positiva quali metodi debbano essere usati e con quali criteri. La Cassazione ha poi richiesto maggiori chiarimenti se nei casi di dubbio riguardo le suddette caratteristiche, o nell’impossibilità di determinarle con assoluta certezza, i responsabili debbano applicare il principio di precauzione e classificare in automatico il rifiuto come pericoloso.
Sul punto, secondo la Corte:
Nel rimandare alla sentenza, allegata alla presente, per ulteriori approfondimenti, restiamo a disposizione per ogni informazione ed aggiornamento in materia.