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068/2019/CS

A quattro anni dal lancio dell’Agenda 2030, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, l’Istat ha pubblicato la seconda edizione del “Rapporto SDGs 2019. Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia”, scaricabile qui. Gli SDG (Sustainable Development Goals) sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, individuati e inglobati nell’Agenda e finalizzati all’eliminazione della povertà, alla protezione del pianeta e al raggiungimento di una prosperità diffusa.

L’Istat ha il compito di costruire l’informazione statistica necessaria al monitoraggio dell’Agenda 2030 per il nostro Paese contribuendo alla realizzazione di questo progetto globale. I 17 obiettivi sono declinati in 169 sotto-obiettivi, per i quali lo United Nations Inter Agency Expert Group on SDGs (UN-IAEG-SDGs) ha proposto una lista di 244 indicatori necessari al loro monitoraggio e che costituiscono il quadro di riferimento statistico a livello mondiale.

Nel dettaglio, andando ad analizzare quanto emerso per l’obiettivo 9Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione e una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile”, si evidenzia un aumento dell’incidenza di imprese che introducono innovazioni tecnologiche nell’ultimo triennio. Grazie alla maggiore crescita registrata dalle imprese del settore industriale e da quelle con un numero di addetti tra 10 e 49, il numero di imprese innovative aumenta del 6,2%, arrivando a 38,1 imprese ogni 100. La propensione all’innovazione risulta superiore al Nord, con 43 imprese innovative su 100, seguita dal Centro (34,7%) e dal Sud (28%).

L’obiettivo 13Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze” fa segnare, a livello mondiale, un aumento delle emissioni di CO2 del 40% rispetto al 2000. In Europa, l’indicatore sulle “Emissioni di gas serra ed altri gas climalteranti pro capite” registra una lieve diminuzione tra il 2015 ed il 2016, passando da 8,8 a 8,7 t di CO2 equivalente pro-capite. Anche in Italia, che presenta un valore al di sotto della media europea, la variazione è analoga, da 7,3 a 7,2 t pro-capite.

Tra le attività produttive, le prime responsabili delle emissioni nel nostro Paese sono l’industria manifatturiera (22,1%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (21,7%). Seguono, al 12% ciascuna, le due componenti che derivano dalle attività delle famiglie (“Riscaldamento/raffreddamento” e “Trasporto”). Le posizioni successive sono occupate dalle attività di “Trasporti e magazzinaggio” (10,8%), “Agricoltura, silvicoltura e pesca” (9%) e “Fornitura di acqua, reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento” (5,7%).

In termini energetici, sempre l’obiettivo 13, mostra come l’Italia abbia visto diminuire progressivamente nel tempo l’intensità energetica primaria, passata da 113,2 (2006) a 98,4 (2016) t equivalenti di petrolio per 1000 euro di PIL. Nel corso degli ultimi dieci anni la quota di consumo di energia da fonti rinnovabili ha registrato un incremento considerevole, raggiungendo, già nel 2014, l’obiettivo nazionale del 17% fissato per il 2020. Dopo il rallentamento nella crescita, segnato tra il 2013 e il 2015, nel 2017 torna a crescere la quota di consumo da fonti energetiche rinnovabili, attestandosi al 18,3% (+0,9% vs 2016).

Rimandiamo ai contenuti del rapporto per maggiori informazioni.

» 24.04.2019

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