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Circolari

068/2017/PE

Sulla G.U. del 22 febbraio u.s. è stato pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 dicembre 2016 recante “Adozione delle note metodologiche relative alla procedura di calcolo per la determinazione dei fabbisogni standard ed il fabbisogno standard per ciascun comune delle regioni a statuto ordinario relativi alle funzioni di istruzione pubblica, alle funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell’ambiente – servizio smaltimento rifiuti, alle funzioni nel settore sociale – servizi di asili nido, alle funzioni generali di amministrazione e controllo, alle funzioni di polizia locale, alle funzioni di viabilità e territorio, alle funzioni nel campo dei trasporti (trasporto pubblico locale) ed alle funzioni nel settore sociale al netto dei servizi di asili nido”.

Le norme che regolano il calcolo dei fabbisogni standard, contenute nel D.Lgs. 216/2010, assegnano a Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. (SOSE) il compito di predisporre l’impianto metodologico di riferimento in cooperazione e con il supporto scientifico dell’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale, fondazione ANCI (IFEL). La stessa norma assegna a SOSE anche il compito di procedere al monitoraggio dei parametri di riferimento con cadenza annuale garantendo, allo stesso tempo, una revisione almeno triennale dell’intera metodologia. A partire dal 2016, la supervisione del processo di calcolo ` e stata affidata alla Commissione tecnica per i fabbisogni standard (CTFS) che, istituita con la Legge di stabilità per il 2016 (art. 1, commi 31 e 32 della L. n. 208/2015), ha preso il posto della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (COPAFF) sotto la cui supervisione sono state costruite le metodologie vigenti e ora oggetto di revisione.

Il documento, dopo aver illustrato l’impianto generale della nuova metodologia e le regole generali seguite per l’aggiornamento, si compone di tre parti riferite ognuna ad uno specifico modello di calcolo suddivise poi, a loro volta, in capitoli, uno per ciascun servizio/funzione fondamentale:

  • la prima parte si riferisce al modello riconducibile a una funzione di costo utilizzato nella stima dei fabbisogni standard delle funzioni di Istruzione pubblica, ivi compresi i servizi di assistenza scolastica e refezione, nonché l’edilizia scolastica, del servizio smaltimento rifiuti e del servizio di Asili nido;
  • la seconda, riguarda il modello riconducibile a una funzione di spesa utilizzato nella stima dei fabbisogni standard delle funzioni Generali di amministrazione di gestione e di controllo e dei servizi Indivisibili (polizia locale, viabilità e territorio);
  • la terza, illustra il modello riconducibile a una funzione di spesa aumentata impiegato nella valutazione dei fabbisogni standard del servizio Trasporto pubblico locale e delle funzioni nel Settore sociale al netto del servizio di Asili nido.

Nel capitolo 2, relativo al servizio di smaltimento rifiuti - ovvero al complesso delle attività direttamente o indirettamente connesse alla raccolta, alla trasformazione, all’allontanamento, al recupero e allo smaltimento dei RU, nonché alla gestione dei rifiuti speciali assimilati agli urbani e, unitamente a questi, avviati allo smaltimento - la stima del fabbisogno standard è stata effettuata attraverso un modello di funzione di costo che vede come principale indicatore di output (M) le tonnellate di RU totali prodotti. Invece, la variabile che  identifica il gruppo client corrisponde alla popolazione residente al 31 dicembre 2013.

Dall’analisi dei dati raccolti risulta che “il 97, 79% dei comuni rispondenti eroga il servizio smaltimento rifiuti; il 2,21% dei comuni in cui si rileva un’assenza del servizio è il risultato di errori di compilazione essendo questo servizio presente, di fatto, in tutti i comuni italiani. Inoltre, dall’analisi dei dati emerge che il 69% dei comuni eroga il servizio in gestione diretta e il rimanente 31% attraverso varie forme di gestione associata (consorzio, convenzione, Unione di comuni/Comunità montana e forme di gestione mista).”

In particolare, osservando la distribuzione per classe dimensionale, si rileva che “la percentuale di comuni che svolge il servizio in gestione diretta aumenta all’aumentare della popolazione passando dal 48,50% nei comuni con popolazione inferiore a 500 abitanti all’83, 78% nei comuni con oltre 100.000 abitanti. La percentuale di comuni che opera in gestione associata, invece, diminuisce all’aumentare della popolazione (dal 51,50% nei comuni al di sotto dei 500 abitanti a circa il 16,22% nei comuni con oltre 100.000 abitanti). Nella distribuzione territoriale, l’85,14% dei comuni del sud, l’83,20% dei comuni del centro e il 55,48% dei comuni del nord dichiara di svolgere il servizio in gestione diretta. Invece, i comuni che dichiarano di svolgere il servizio attraverso una forma associata sono il 42,69% dei comuni del nord, il 15,45% dei comuni del centro e l’11, 34% dei comuni del sud”.

Per quanti interessati, si rimanda al DPCM in oggetto, allegato alla presente, per ulteriori approfondimenti.

» 03.03.2017
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